Ai Kirlian Camera, si sa, non piace stare con le mani in mano: basta visitare la sezione dedicata alla discografia sul loro sito per rendersi conto come Angelo Bergamini & Co. amino rimanere perennemente presenti sul mercato discografico con ogni sorta di pubblicazione (singoli, EP, raccolte, remix ecc.). “Nightglory” è il loro ultimo full-lenght ufficiale, risalente alla fine del 2011: se solo ora, con molto ritardo, mi appresto a recensirlo, è perché non ne ho mai avuto granché voglia. La “nuova uscita” dei Kirlian Camera non mi ha infatti esaltato e a distanza di tempo continua a non convincermi, nonostante le sue innegabili buone qualità: strano, se si pensa ad una carriera trentennale che non ha sostanzialmente presentato passaggi a vuoto.
"Nightglory” segue la scia del nuovo corso della band (oramai cristallizzatasi attorno al fruttuoso connubio fra il mastermind Angelo Bergamini e la cantante Elena Alice Fossi), intrapreso con “Invisible Front.2005” (del 2005) e proseguito poi con “Coroner’s Sun” (del 2006) e le imponenti operazioni di remixaggio di “Shadow Mission HELD V” e “Odissey Europa”. Un corso che ha visto il progressivo abbandono delle tonalità grigio/industriali e l’approdo ad una forma più rischiarata di ballabile e cantabile elettronica. Su questa piega (quella di un synth-pop intelligente, sicuramente tributario della decade ottantiana), si continua a dipanarsi il discorso dell'instancabile Bergamini e questo “Nightglory” non fa che spingere ulteriormente la musica della sua creatura verso i lidi di una orecchiabilità mai calcati in precedenza dall’industrial act emiliano, mettendo al centro di tutto il carisma vocale della Fossi, decisamente in forma smagliante.
I Kirlian Camera (considerato lo status di band di culto guadagnato e difeso in tanti anni di onorata carriera) non sono di certo una band commerciale (quanto lungi), ma il loro prodotto in questo caso, in qualche modo, finisce per esserlo. E quindi poco importa se a scriverle ed eseguirle è un musicista/compositore di rilievo come Bergamini: le canzoni di “Nightglory” sono dei potenziali hit da classifica che se non fossero targate Kirilian Camera mi intristirebbero alquanto, nonostante la pregevole fattura. Perché la professionalità rimane quella di sempre, solo che questa volta si presta alla gestazione di brani sfacciatamente easy-listening (strana cosa se si pensa che i Kirlian Camera non puntano di certo ad ampie fasce di pubblico), basi discotecare riconducibili solo in parte a quell’EBM che ha reso Bergamini un maestro indiscusso nel panorama electro/industrial nostrano.
Della componente industriale, appunto, nemmeno l'ombra.
Disco epica, beat incalzanti, melodie accattivanti e la performance strepitosa della Fossi fanno di questo “Nightglory” un prodotto sicuramente non malvagio, ma forse troppo incline alla soluzione prevedibile e di facile presa: poca ricerca, tutto sommato, si registra in questa ennesima prova di un autore a cui è lecito chiedere di più. L'opener “I'm Not Sorry” e la title-track (già singolo), poste in apertura, sono lì a dimostrarlo: brani che scorrono fluidamente, ma niente di più, nonostante il primo dei due si fregi di un'introduzione e di una coda di pianoforte che farebbero presagire esiti maggiormente positivi per un album alquanto omogeneo che non regala grandi sorprese. Le pulsioni più propriamente sinfoniche vengono sfoderate a partire dal terzo pezzo, una maestosa cover di “Hymn” degli Ultravox, ripresa per l'occasione nelle vesti di una ballata potente e paesaggistica, dove la Fossi ha ancora modo di dimostrare il suo enorme potenziale dietro al microfono. Da sottolineare l'incisivo apporto della new entry Kyoo Nam Rossi alle chitarre, molto presenti lungo tutta la durata dell'album, chiamate ad arrotondare/rinforzare i sontuosi arrangiamenti di synth di Bergamini, ma senza mai graffiare in modo particolare (apprezzabile, tuttavia, la volontà di non degenerare mai in un banale e nemmeno più tanto in voga metal-goth, la cui minaccia pare celarsi dietro l'angolo ad ogni piè sospinto).
Se “Save Me Lord (From Killing Them All)” è l'immancabile episodio folk (eccessivamente mieloso il contributo della Fossi), la quinta traccia dal titolo chilometrico (“Winged Child Sitting on a Bench Watching Obscure Clouds Getting Closer While People Seek for Shelter”) ci riconsegna i Kirlian Camera che più ci piacciono: travolgenti, melodici, drammatici, illuminati dalla solita brillante performance vocale della signora Fossi. L'intermezzo da camera “I Killed Judas” (con una Fossi all'apice della teatralità) ha il pregio di far riaffiorare le tinte più dark del progetto; l'altro singolo “Immortal”, invece, è un nuovo high-light del disco: le basi sempre mutevoli si sposano perfettamente alle chitarre elettriche che disegnano paesaggi electro-goth, laddove la voce di Elena Fossi si libra alta nel cielo conferendo sostanza ad un album che non mette particolari palle a segno sul fronte strumentale, che qui più che mai ci appare un accompagnamento al talento della sensuale cantante: è inutile ribadire che qui il bello e il cattivo tempo lo fa Elena Fossi stessa, tanto impeccabile da un punto di vista tecnico, quanto, a tratti, eccessivamente indulgente verso trame vocali zuccherose (come accade per esempio in “I Gave You Wings – I Gave You Death”, in cui il passo sinistro e cadenzato della drum-machine faceva sperare nell'agognata industrial-song, che attenderemo fino al termine dell'ascolto, senza che però essa finisca per materializzarsi).
“Black Tiger Rising” è infine un interludio orchestrale che spiana la strada all'evocativa ultima traccia “Gethsemane”, altra cover, questa volta tratta dal musical “Jusus Christ Superstar”, a riconferma di come l'arte libera di Bergamini da sempre sposi la causa della rivisitazione più audace.
“Nightglory” in conclusione, trasuda sensualità, eleganza e classe da ogni poro, ma ci priva del lato più sperimentale e minaccioso della formazione emiliana, entità indefinibile che da sempre fa perno sulla poetica allucinata di Bergamini, artista poliedrico e sicuramente preparato, il cui talento, per questa volta, opera all'ombra di una titanica Elena Fossi, che sembra voler dalla prima all'ultima nota ergersi al ruolo di protagonista, non sempre (per sensibilità e voglia di osare) all'altezza della situazione, peccando di auto-compiacimento e di una eccessiva attrazione nei confronti di un pop dall'alto tasso glicemico. Aspetto che non è detto costituisca necessariamente un difetto...
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