E ogni volta è così. Ogni volta che metto questo disco sul piatto. E' la sensazione di riafferrare un vecchio (ma vivo) ricordo da sotto un velo di nostalgia. E quel velo non è di polvere, perché - davvero - mai ho lasciato che l'album in questione ne prendesse. Quando un disco continua a suonarti attuale lasciandoti l'illusione che ogni volta sia la prima, e se continua a "parlarti" con l'impressione che quelle parole siano sempre nuove... allora non c'è tempo né spazio per la polvere. Ma solo per quei suoni. Mai invecchiati, in realtà. Mai troppo lontani da sembrare "datati".
"Kite" è un disco Pop nel senso più vero e profondo del termine (quello che più spesso si perde di vista, peraltro). Ma a differenza della stragrande maggioranza dei dischi pop usciti nell'89 e dintorni, non ha perso una virgola del suo valore in questi quasi venticinque anni. Il motivo? Forse l'avrete già intuito, e comunque è tanto semplice da apparire ovvio: non ha nulla di pre-confezionato, nulla di artificiale, nessuna caratteristica che lo marchi come un "prodotto" discografico tipicamente ottantiano. Potrebbe essere stato inciso ieri, tanto è distante dai luoghi comuni dell'epoca. Distante quanto lo era Kirsty: mai pop-star (e mai ambiziosa d'esserlo ad ogni costo), mai donna da copertine patinate, mai confusa nel marasma della musica usa & getta. Sensibilità rara, personalità sfuggente, immagine raffinata e gentile, lontana dai riflettori come dall'aggressività scenica degli idoli del decennio. Mai scesa a compromessi, pur di non snaturare la sincerità della sua proposta.
Era troppo A SE', Kirsty. Troppo, per quegli anni di concerti pomposi e colori abbaglianti. Ne pagò il prezzo nella misura in cui il suo Talento finissimo non fu mai del tutto riconosciuto. Qualche anno prima, "Desperate Character" era stato tutto meno che una falsa partenza o un disco da dimenticare: anzi, col senno di poi è difficile non amarne l'ingenua e sbarazzina semplicità. Poi furono anni nelle retrovie ma non di silenzio, Smiths e Talking Heads (fra i primi) scoprirono la grandezza di un Personaggio che, di importante (!), non aveva il solo cognome. La sua Voce consegnata alla Storia da "Fairytale Of New York", la fiducia recuperata dopo un lungo periodo di insicurezze e paura del palcoscenico, e - sul finire del decennio - il nuovo tassello a una vicenda solistica frammentaria ma costellata di gioielli autentici. Prodotto dall'allora marito Steve Lillywhite (superflua ogni presentazione) e preludio alla varietà extra-ordinaria di "Electric Landlady".
"Thank you for the days, those endless days, those sacred days you gave me... and though your gone, you're with me every single day, believe me" - già, raramente cover fu più azzeccata. Kirsty aveva molto dell'attitudine di Ray Davies, di quella malinconia nascosta dal sorriso che più volte traspariva dalle sue canzoni: "Days" è qualcosa di più di un tributo, dal canto suo "Fifteen Minutes" è KINKSIANA dall'inizio alla fine - nella scrittura e nella resa. Emblematica del suo stile al pari di "Don't Come The Cowboy With Me, Sonny Jim!"- i cowboys non sono quelli a cavallo col cappello, ma "i ragazzi dai cuori di ghiaccio che non conoscono il significato del dolore, e tu Sonny non sei come loro...": ballatona country simile a tante incise a Nashville & dintorni, ma unica per l'INGLESITA' inconfondibile che Kirsty vi aggiunge.
Se "Innocence" è colma di quell'(auto-)ironia evidente anche dal relativo video (!), pezzi come "Free World" riservano dietro la propria orecchiabilità uno sguardo all'Inghilterra e al thatcherianismo agli sgoccioli. Per il resto, ogni volta è l'avvolgente melodia dolcissima di "No Victims" a trascinarmi, e le chitarre da serenata-mariachi di "Dancing In Limbo" a commuovermi - nessuna realtà ultraterrena nel LIMBO, solo l'estiva noia pomeridiana del "tempo che scorre lento", e al proposito la memoria non può che andare a "Sunny Afternoon" (anche lei davisiana, guarda caso...). E due pezzi scritti a quattro mani con Johnny Marr, il cui tocco strumentale non è difficile riconoscere nella completezza armonica del disco: "The End Of A Perfect Day" e "You & Me Baby", il probabile Capolavoro, dove la Voce di Kirsty (magnificata dalle sovraincisioni, come altrove) si lascia accompagnare dalla Chitarra di David Gilmour...
...indimenticabile quanto Lei.
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