Lo stridere degli archi infernali, una tensione insopportabile, il senso di impatto imminente: è l'orchestra delle tenebre che si sta riscaldando, è l'incubo che sta per prendere forma. Poi funerei rintocchi di basso, poi stentorei colpi di batteria e piatti: questo è post-hardcore, questo è sludge, questo è doom che si spogliano dell'elettricità e si travestono da folk apocalittico. Sì, folk apocalittico, perché dall'ottavo minuto l'orchestra delle tenebre svanisce, l'incubo si dirada, inizia il sogno: declamazioni tibetiane, un salire celestiale di archi nel finale, brividi sulla nostra pelle. Questa è “Between Skylla and Charybdis”, una spirale di bellezza onirica, un monumento di infinito e desolante splendore: è un quarto d'ora che da solo vale l'acquisto e forse un'intera esistenza.

Tutto il resto scompare al confronto. “Dyptich” (altri nove minuti) pesca ancora dal repertorio della Corrente, questa volta però dalle parti di “Blood Dogs Rising”: il brano è una perlustrazione esoterica che nella sua prima parte non disdegna una certa ricerca ritmica, prima che il minaccioso harmonium e i cori mantrici si liberino e prendano il sopravvento in un crescendo di accordi di pianoforte e grida di dannati. I sei minuti di “Miserere” mettono da parte le pulsioni più sperimentatrici per trarre invece ispirazione dall'indole freak-cantautoriale dell'ultimo David Tibet (sempre lui): una ballata acustica che richiama i Current 93 più intimi e bucolici.

Un po' in tutto l'album riecheggiano le lezioni degli irraggiungibili Current 93, e le ossessioni swansiane, la metafisica degli Angels of Light, però senza che queste presenze si facciano veramente ingombranti, il confronto fastidioso. Perché i Kiss The Anus Of A Black Cat non copiano, ma riadattano i suggerimenti dei maestri con personalità, li impastano, confondendoli, con un po' di post-rock, con un po' di dark-wave, con un po' di avanguardia, con un po' di cantautorato. Perché i Kiss The Anus Of A Black Cat hanno stile, cantano con passione, suonano con professionalità, brillano infine di uno slancio romantico che li rende commoventi, e che rende la loro musica un'esperienza unica.

Kiss The Anus Of A Black Cat è un progetto belga dal nome veramente curioso, ma di cui si sa decisamente poco. Solo che Stef Irritant è l'uomo (l'anima inquieta) che vi sta dietro. E che questo è il terzo lavoro dei cinque ad oggi dati alle stampe: “If the Sky Falls, We Shall Catch Larks” (2005), “An Interlude to the Outermost” (2007), “The Nebulous Dreams” (2008), “Hewers of Wood and Drawers of Water” (2010), “Weltuntergangsstimmung” (2012). Non so come siano gli altri, ma so che questo è molto, molto bello. E che una volta finito lo vorresti ascoltare nuovamente.

Mai si era riusciti a volare così vicino alla Corrente; peccato che poi tutto finisca troppo presto. Davvero un peccato.

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