"HI VERONA!"
Nel buio dell'arena risuona l'inconfondibile voce di Paul Stanley, 13.000 persone si alzano in piedi urlanti ed esplode un boato assordante. Si sente una schitarrata e il rumore del pubblico non fa neanche in tempo ad alzarsi che si accendono le luci ed esplode "Deuce". Sono loro, sono loro e sono qui, proprio qui... le lunghe chiome nere, gli stivali con tacchi alti 30 cm, quei vestiti così glam e scintillanti, il rock grezzo che sprigionano le loro chitarre dalle forme accattivanti e costellate di diamanti... il make-up nasconde i loro volti e i segni inesorabili che il tempo vi ha lasciato, ed è come se gli anni non fossero mai passati, come se in questa tiepida serata di maggio si fosse tornati per due ore a quell'età dell'oro così lontana e irraggiungibile che rimpiangeremo sempre, e che tutti, anche chi non l'ha mai vissuta, avremo sempre un po' nel cuore con nostalgia.
Due giri di batteria inconfondibili: è "Strutter" e Paul e la gente la cantano all'unisono. E poi "Got To Choose", "Hotter Than Hell", "Nothing To Lose" cantata veramente bene da Eric Singer, "C'mon And Love Me"... che dire, tutte magnificamente perfette. Paul gironzola sul palco come un folletto con quel suo modo di porsi così affascinate e sbarazzino incitando il pubblico; Gene invece, dall'alto della sua regalità demoniaca, è più statico e minaccioso ed è come compiaciuto nel guardare il compagno nel ruolo di front-man. È proprio Simmons che riprende il microfono per una "Parasite" davvero superba, seguita da "She". Finita la canzone si spengono le luci e rimane solo un faro che illumina Tommy Thayer e la sua bellissima Les Paul. Thayer si destreggia e smanaccia un po' sulla sua chitarra e dopo l'ennesima esplosione del pubblico comincia a sparare fuochi d'artificio dal manico della sua Gibson, investito dal boato di stupore della gente. Adesso anche gli altri tornano sul palco e una nota di basso assordante introduce un altro grandissimo pezzo: "100,000 Years" in cui Singer si lancia in assolo di batteria efficace e tecnico al punto giusto; poi è la volta di "Cold Gin" e di una tiratissima "Let Me Go Rock'n Roll" accolte dal pubblico con un boato. Le luci si abbassano di nuovo e Stanley comincia a tessere una delicata quanto commovente melodia solo con la sua chitarra: quando attacca "Black Diamond" l'arena esplode per l'ennesima volta. E poi finalmente... "Rock And Roll All Nite": sulla folla piovono coriandoli per tutto il pezzo, mentre dietro vengono sparati fuochi d'artificio che esplodono nel cielo, vicino alla luna, mentre i quattro sul palco agitando le braccia incitano tutti a cantare il ritornello con loro e Stanley verso la fine fa roteare la chitarra in aria per poi romperla violentemente sul suolo... sì, sono loro, sono loro...
Dopo saluti e ringraziamenti Paul dà la buonanotte e insieme agli altri lascia il palco. Ma non può finire così, la magia è durata troppo poco... i fischi del pubblico sono assordanti. Poi le luci si riaccendono e i quattro sono ancora lì, con il loro make-up, e bombardano la folla con "Shout It Out Loud" e "Lick It Up" accompagnate da spettacoli pirotecnici che squarciano il cielo sotto il rimbombo dell'arena. A questo punto la scena è tutta per il demone Simmons, che facendo un fracasso assurdo con il suo basso, tra le grida del catino (non posso definirlo in altro modo) sputa sangue dimenando la testa e poi guarda la folla con un ghigno malefico e soddisfatto. Dopo si leva in volo sulle luci in cima al palco e parte l'inno da stadio "I Love It Loud". L'arena è frastornata e canta con lui. Alla fine del pezzo Paul riprende in mano la situazione. "This was a big hit here..." e tanto basta perchè l'arena capisca ed esploda ancora per la celeberrima "I Was Made For Loving You". La voce di Stanley è partita da un pezzo e l'età si fa sentire, ma non ha importanza anche perché tutta la folla la canta con lui. I fuochi d'artificio e la voce del pubblico fanno da cornice anche a "Love Gun". Di nuovo Stanley scuote un po' il pubblico: "This song is about a Rock City... Verona is a Rock City!" L'arena ruggisce. "This is Detroit Rock City!" e via, parte la lunga cavalcata accompagnata da un altro spettacolo pirotecnico e dagli ultimi coriandoli rimasti da sparare sulla folla. Poi, quando la canzone finisce ci sono pochi secondi di buio, e quando la luce si riaccende il palco è deserto. La magia è finita davvero, stavolta... si è dissolta improvvisamente così come si era creata con quella schitarrata iniziale. L'arena si spegne e si svuota lentamente... e tutto piano piano torna alla normalità...
... ma forse, dopo questa tiepida serata di maggio, ci sentiremo tutti un po' più glam.
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