Ritengo che gli anni '80 rappresentino, musicalmente parlando, il decennio più controverso. Nel bene e nel male.
C'è chi li odia incondizionatamente, chi ne sente la nostalgia e si commuove quando alla radio passano anche la più insulsa delle canzoncine di quel periodo, e chi ne è rimasto discretamente affascinato, come me. È innegabile che, nonostante la proliferazione di fenomeni da baraccone di immane portata, e l'avvicendarsi delle cosiddette ''meteore'', l'influenza (e le ripercussioni) che la moda, la musica e, in senso generale, la cultura degli anni '80 hanno avuto, sia stata a dir poco massiccia. Vi piaccia o no, gruppi come Duran Duran, The Cure, Depeche Mode, Tears For Fears, Guns'N'Roses, U2 hanno segnato in maniera indelebile la storia della musica (''leggera'', pop, rock, per intenderci). Tra chi proponeva mode, e chi si adeguava, onestamente, non saprei che posizione prendere in merito ai Kiss.
Loro, avevano colto un aspetto che ai puristi del rock (in senso tecnico) avrà fatto storcere il naso, quello del trucco, ma l'apprezzamento di questa componente scenica è tuttora vivo, soprattutto in ambito metal. Fatto sta che, vuoi per mera strategia commerciale, vuoi per il gusto di andare controtendenza, la svolta epocale degli anni '80 ha coinvolto anche loro.
I Nostri, infatti, liberatisi dei due piantagrane Ace e Peter, ritennero opportuno lasciare il beauty case nel cassetto, e decretare la fine di un capitolo della loro storia. E, coadiuvati da due musicisti (il chitarrista Bruce Kulick, e il batterista Eric Carr) di livello tecnico decisamente superiore ad Ace e Peter, i due pilastri Paul Stanley e Gene Simmons sembrano virare in una direzione più heavy. Tuttavia, la rivoluzione culturale che ci si aspetterebbe persino dopo la coraggiosa scelta di rinunciare al trucco, che aveva anche il sopravvento sulla loro musica, non è assolutamente in programma.
Se c'è un punto fermo nell'ideologia dei Kiss, quello è senza dubbio la voglia di vivere, raccontata con estrema trasparenza nelle loro storie. I Kiss nacquero con il dichiarato intento di fare soldi e di rimorchiare tantissime donne, e le loro canzoni parlano di questo. Gene Simmons non ci ha mai girato intorno, non si definiva un artista (non aveva la presunzione di esserlo) e non sapeva leggere nè scrivere la musica; voleva solo che la musica gli permettesse di vivere una vita a 360°. Non tutti hanno l'onestà intellettuale di ammetterlo; per certi versi lo ammiro. "Crazy Nights", del 1987, non fa eccezione, del resto il titolo è eloquente.
Accantonati i problemi interni alla band (Simmons dichiarava con schietto cinismo che non avrebbe mai permesso a niente e a nessuno di impedirgli di vivere come aveva deciso, e di perseguire gli obiettivi che aveva stabilito), i Kiss tornano a parlare di donne, feste e notti brave. ''Crazy Crazy Night'', la prima traccia, sembra voler assurgere subito al ruolo di ''anthem'' con il suo ritornello da stadio. ''I'll Fight Hell To Hold You'' e ''No, No, No'', nelle quali spiccano le doti tecniche di Kulick e Carr, sono i brani più heavy dell'album. Quest'ultima si apre ''nel più metallaro dei modi possibili'', con un'autentica sfuriata chitarristica, contornata da un ipnotico tapping e completata con un efficace (ma non elaboratissimo) giro di basso di Simmons.
Dopo ''Hell or High Water'', canzone senza infamia e senza lode, ancora cantata da Simmons, si ritorna ai guizzi anthemici con ''My Way'', nella quale Paul Stanley è al meglio delle sue capacità vocali. In ''When Your Walls Come Down'', Stanley cerca di ripetere la formula, ma il risultato è, a mio avviso, degno dei migliori riempitivi. Il riscatto arriva con la bella ballata ''Reason To Live'': la strumentazione è un pò ''pesante'' per una ballata, ma la bella melodia, un ritornello di facile presa e un'ottima interpretazione mi permettono di considerarla la canzone più memorabile dell'album. Siamo quasi alla fine, e chi non è abituato ad un certo sound, potrebbe cominciare a soffrire di un leggero mal di testa, complici anche i frequentissimi orpelli di Kulick. Ecco quindi due pezzi interpretati da Simmons: ''Good Girl Gone Bad'' e ''Thief In The Night'' che, ascoltati dopo cotanto sfarzo di chitarre, non rendono come dovrebbero; magari ascoltati skippando le altre tracce fanno un effetto diverso. L'ultima consolazione, che intervalla questi due brani, è ''Turn On The Night'', pezzo sulla falsariga di ''My Way'', che non sfigurerebbe in un album degli Europe e simili.
Che dire, sinceramente preferisco i Kiss del periodo anni '70, si sposano meglio con la mia idea di divertimento musicale. Meno tecnici indubbiamente, ma più ''simpatici''. Oltre ai fans inossidabili, questo album andrà bene magari a chi crede che l'hard rock, o il metal vadano suonati in un certo modo, e credeva che i Kiss non fossero degni di essere annoverati tra i gruppi ''heavy''; ma, ai cultori del metal estremo, credo che il disco suonerà come pop.
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