Anno 1976, i 4 Newyorkesi indemoniati hanno tre validi album alle spalle, la notorietà (anche grazie al look appariscente) la stanno ottenendo pian piano, parecchi tra il pubblico si stanno rendendo conto che sono un gruppo valido, che suona una grande musica e sono costretti a ricredersi.
Questo album ne è la conferma: i Cavalieri Al Servizio di Satana (ahahah) non sono solamente animali da palco, che scioccano per i particolari trucchi ed effetti scenici, ma sono un gruppo che ha qualcosa da dire e ne avrà per tutti gli anni '70. La band contatta il produttore musicale che lavorò per i primi progetti di Alice Cooper, che rimarrà con i KISS anche in progetti futuri, e si mette al lavoro per questo album che, appena uscì vendette abbastanza ma forse non soddisfò le aspettative di Simmons & co. ma in seguito le cose si misero meglio ed ora l'album è nella storia dell'hard rock.
Insomma il cantante "Figlio delle stelle", il bassista "Indemoniato", il chitarrista "Venuto dallo spazio" e il batterista "Felino" ci regalano 9 celebri pezzi che fanno parte ormai dei classici della band: un hard rock puro, pesante, travolgente e grintoso che non può non essere cantato e non si può restar fermi di fronte ai ritmi selvaggi che l'album ci propone.
Tutto inizia con un'introduzione (atipico per i KISS) tutta da gustare: qualcuno sta ascoltando il notiziario alla radio, poi sale in macchina e alla radio parte la mitica "Rock n'roll all nite" (del precedente "Dressed To Kill") e al ritmo di questa inizia la corsa.... dei riff veloci e ormai celebri aprono strada alla voce incisiva di Stanley per una delle migliori canzoni dei KISS: "Detroit Rock City", schitarrate brevi ma dirette si alternano al parlato, melodica e stupenda, perfetto l'assolo e l'accompagnamento di Criss alla batteria è efficace. Testo disimpegnato ma grinta da vendere per un classico intramontabile che si chiude con lo schianto della vettura dell'introduzione.
Pesanti note risuonano nell'aria, si apre "King Of The Night Time World", canzone "bassa" nei toni ma trascinante ed orecchiabile nella parte cantata, che di certo non aggiunge nè toglie nulla all'album, ma fa emergere la varietà musicale che i KISS possono regalarci, la canzone si dissolve e apre le porte ad una voce di un bambino che ci porta al mega-pezzo che segue: "God Of Thunder" cantata da Gene Simmons, rappresenta appieno il lato cupo dei KISS, la voce del bassista risuona greve, oscura, implacabile e le note ripetute e distorte pare che ci trascinino con sé negli inferi, riff tipicamente metal provenienti dall'inferno per un pezzo diabolico e meraviglioso.
Tutta un'altra atmosfera per la traccia che segue, che sembra riportarci alla luce, estremamente dolce e orecchiabile ci fa dimenticare le tonalità dei brani precedenti, ma ci cattura lo stesso con il melodico coro del ritornello, pezzo significativo e furbo dell'album che ha l'obiettivo di conquistarsi uno spicchio più vasto di fan. Quando il coro angelico termina si torna alla grinta di sempre,classico pezzo stile KISS: "Flaming Youth" sempre melodico ed energico, con un assolo distorto ma caratteristico, dona quel tocco di classe al disco che lo rende completo, a ruota segue "Sweet pain" anche questa cantata dallo slinguazzante bassista, forse l'episodio minore dell'album, che cade nel ripetitivo, ma la chitarra di Frehley è sempre perfetta come l'accompagnamento alle percussioni di Criss.
A questo punto dell'album si può dire che la band del bacio abbia sperimentato diverse sonorità anche poco attinenti al loro stile e si potrebbe pensare che non ci si possa aspettare nulla di interessante o accattivante tra gli ultimi pezzi, ma ci si sbaglia: l'album subisce un'impennata e dal debole brano precedente si passa ad un classico: "Shout It out Loud", breve ma diretto, estremamente melodico in modo da far presa su ogni tipo di pubblico, ma non di certo smielato, esempio di rock genuino e orecchiabile da sentire in ogni momento della giornata.
A questo punto avviene un passaggio delicato, si arriva alla "ballad" dell'album, dolce, romantica, commovente, ecco a voi "Beth" dove il lato dolce di ogni rockettaro si fa sentire e non si può rimanere indifferenti di fronte a questa delicata canzone interpretata perfettamente da Peter Criss al microfono, si sente quasi la necessità di canticchiare: "O Beth What Can I Do?"
Dopo il romantico quanto furbo inserimento della ballad si chiude l'album con un altro celebre brano della band: "Do you love me", un misto di hard rock e melodia accattivante interpretata in coppia da Paul e Gene al microfono, tipico brano anni '70 che ormai sembra troppo vecchio e superato, che però cattura e coinvolge e ci lascia con l'amaro in bocca perchè non avremmo voluto che il cd finisse ora, infatti l'unica pecca potrebbe essere quella della ridotta durata complessiva dell'album.
L'impressione complessiva è di un grande prodotto, VARIO, che non può lasciare indifferenti, le sperimentazioni dei vari generi sono riuscitissime, il prodotto non annoia mai, ma avvolge l'ascoltatore dall'inizio alla fine.
Potrete averli odiati, sbeffeggiati, considerlati solamente un "fenomeno di passaggio", criticati per il look eccessivo ed esagerato ma è ufficiale: la storia dell'hard rock passa anche per i KISS ma soprattutto non potete fare a meno di lasciarvi andare e cantare:
"Get up! Everybody's gonna move their feet, get down! Eveybody's gonna leave their seat!"
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