Fautori di un rock'n'roll trascinante e noti per l'immagine sopra le righe, i Kiss, da quarant'anni a questa parte, sono stati un'autentica istituzione del rock mondiale, capaci come pochi di piazzare, all'interno della lunghissima discografia, brani al fulmicotone così come dolci ballate, inni da stadio come pezzi più soffusi. Se album come "Destroyer", "Love Gun" o i primi due storici "Alive" sono ormai da annoverarsi tra i capisaldi della loro parabola artistica oltre che di un certo modo, molto americano, di intendere il rock, è indubbio che, nell'immaginario collettivo, il mito dei Kiss rimanga spesso legato, oltre che a molte ottime canzoni, anche all'esagerata teatralità che da sempre li ha contraddistinti.
Arrivati all'esordio nell'affollato panorama della New York dei primi anni Settanta, diventano da subito un fenomeno mondiale, pubblicando qualcosa come una decina di album ufficiali in poco più di un lustro. Se durante i primi tempi l'immagine eccentrica e la qualità degli album andavano di pari passo, ben presto i Nostri inziano a perdere pezzi, con un rapido declino che sembra ormai alle porte. Gli anni Ottanta, oltre a costringere il gruppo a dei dolorosi ma doverosi cambi di formazione, vedono i Kiss, ormai completamente nelle mani di Gene Simmons e Paul Stanley, spostarsi, a seconda del momento, verso l'heavy metal, il glam metal o l'AOR, mossa discutibile in termini di integrità artistica ma che però mette in risalto le capacità camaleontiche del quartetto.
Gli anni Novanta vedono un ritorno in grande stile degli americani, ormai delle vere e proprie icone, ed è in tale contesto che maturano le condizioni per questo "MTV Unplugged". Tra i pochi meriti di MTV, infatti, c'è stato sicuramente l'aver ideato l'omonimo programma, che ha visto con gli anni, tra i tanti partecipanti, anche diversi nomi di punta della scena "pesante" (Korn, Scorpions, Nirvana) mettere, per una volta, da parte le chitarre elettriche per imbracciare quelle acustiche, regalando al proprio pubblico una lettura inedita dei propri classici. I Kiss, con questo album, mettono a tacere, semmai ce ne fosse stato bisogno dopo oltre vent'anni di onorata carriera, chi li voleva capaci di mettere in piedi spettacoli tanto grandi dal punto di vista visivo quanto trascurabili da quello strettamente artistico, autori di canzonette tanto orecchiabili quanto dimenticabili. "Noi facciamo parte di quella generazione secondo cui se un brano non funziona in acustico semplicemente non funziona". Detto fatto, i Kiss imbastiscono uno spettacolo di un'ora in cui sciorinano, accanto a classici vecchi e nuovi, pezzi raramente suonati o poco noti al grande pubblico, proponendo quindi una scaletta d'eccezione.
"Comin' Home" apre le danze, mostrando un gruppo coeso e sicuro, coinvolgente nonostante si ritrovi ad esibirsi in un contesto molto diverso dal solito. "Goin' Blind", pezzo raramente proposto, si rivelerà essere un classico per gli anni a venire, tornando prepotentemente nelle scalette dei concerti del gruppo. "Do You Love Me?", che ai tempi chiudeva "Destroyer", funziona molto meglio così che nell'incarnazione originale, mentre "Domino" mostra come i Kiss anche negli anni Novanta avessero un bel po' da dire. L'assenza del muro di chitarre tipico del gruppo fa si che la tecnica dei singoli possa risaltare al meglio, come nel caso di Bruce Kulick, ottimo comprimario, oltre che di Eric Singer dietro ai tamburi, ai tempi da poco arrivato alla corte di Gene Simmons e soci. "Sure Know Something" ed "I Still Love You" sottolineano, per l'ennesima volta, che artista di razza sia Paul Stanley, carismatico e tecnico allo stesso tempo, una delle voce più riconoscibile del rock degli ultimi quarant'anni, mentre invece "See You Tonight" e "A World Without Heroes" mettono in risalto le doti interpretative dell'altro mattatore della serata, ovvero un Gene Simmons in ottima forma.
Inutile comunque dire che il vero evento della serata fu, per i fortunati che poterono partecipare alle registrazioni dello spettacolo, non solo il poter vedere ed ascoltare i Kiss in una veste così insolita, ma anche il fatto che, dopo anni di richieste, finalmente ci si decise ad accontentare i fan più incalliti, organizzando la reunion del gruppo originale. "Beth" mostra come la voce di Peter Criss non abbia perso il proprio fascino anche dopo vent'anni mentre invece "2000 Man" ha il caro Ace Frehley come protagonista assoluto. Il gran finale vede con tutti i musicisti coinvolti nell'evento chiudere in bellezza la serata con "Nothin' To Lose" e "Rock And Roll All Nite", autentici classici della prima ora del Bacio di New York, tra il tripudio del pubblico.
"MTV Unplugged", oltre ad essere uno degli album più interessanti della lunga storia del gruppo, fu anche l'occasione per far sì che i quattro membri originali potessero riavvicinarsi, dando vita alla reunion della formazione storica, che però, nonostante fosse stata più volte auspicata dai fan, si sarebbe rivelata effimera. In conclusione, l'album merita, si ascolta con piacere e potrebbe incuriosire anche chi si è solitamente tenuto distante dall'estrosa proposta degli quattro mascherati, mostrandoli, per una volta, in una veste più intima e ricercata.
Kiss:
- Paul Stanley, voce e chitarra
- Gene Simmons, voce e basso
- Bruce Kulick, chitarra
- Eric Singer, batteria e voce
con la partecipazione di:
- Peter Criss, voce e batteria
- Ace Frehley, voce e chitarra
"MTV Unplugged":
- Comin' Home
- Plaster Caster
- Goin' Blind
- Do You Love Me?
- Domino
- Sure Know Something
- A World Without Heroes
- Rock Bottom
- See You Tonight
- I Still Love You
- Every Time I Look at You
- 2000 Man
- Beth
- Nothin' To Lose
- Rock And Roll All Nite
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