Un pomeriggio del 2008. Stavo aprendo il pacchetto arrivato quel giorno da amazon e avevo cominciato la disamina dei contenuti. Il venditore austriaco, oltre al cd ordinato, aveva accluso un paio di brochure con le uscite discografiche recenti: sfogliando distrattamente quelle paginette guardavo solo le immagini di copertina, non leggendo il tedesco. A un certo punto, due nomi a me ben noti, due passioni provenienti da decenni lontani: e non riuscivo a credere ai miei occhi. Un album a firma di Klaus Schulze e Lisa Gerrard: lui, dai primi anni '70 paladino dell'elettronica (tedesca); lei, voce dei Dead Can Dance dalla metà degli anni '80, una voce che come poche altre ha affondato le unghie nel nostro inconscio.
Klaus Schulze e Lisa Gerrard insieme. Possibile?
Questa musica è la testimonianza del loro incontro artistico. "Farscape": un paesaggio visto in lontananza, i cui confini sono destinati a restare indefiniti. Un album doppio, che come ogni lavoro di Klaus Schulze richiede all'ascoltatore un impegno non indifferente: 78 minuti di durata il primo cd, 74 minuti il secondo. Sette tracce, tutte con lo stesso titolo: "Liquid Coincidence" (1, 2, 3, ecc.). Immagine asettica in copertina: luci al neon, bianco abbagliante, sensazione di freddo incombente.
Le tastiere di Klaus Schulze sono morbide, ovattate. Più del solito. L'inizio dell'album culla con sonorità tenui, percepite come dentro un liquido amniotico, e questa sensazione accompagnerà l'ascoltatore per tutti i 152 minuti. Non tarda molto ad arrivare una graduale intensificazione, il tappeto sonoro si trasforma stratificandosi, ma l'idea dominante è quella di predisporre uno strato compatto di suoni elettronici su cui appoggiare un fitto intreccio percussivo oppure sequenze sferzanti di synth. Lasciando spazio, questa volta, alla voce di Lisa Gerrard.
Il canto di Lisa Gerrard è suono offerto alle alchimie di Schulze. Niente testi da intonare né messaggi da lanciare. Fonemi, sillabe, archetipi vocali. La sua è una improvvisazione-meditazione, una voce che può essere cavernosa oppure alzarsi fino ad altezze dove non poterla più raggiungere. Protagonista e al tempo stesso al servizio dell'impasto sonoro, ora in primo piano ora sullo sfondo, sempre con una flemma raccolta che tanto più riesce a sezionare il substrato delle nostre reazioni emotive quanto più si fa ascetica e speculativa.
La scommessa di "Farscape" era far convivere due personalità forti, celebrare lo sposalizio tra i sintetizzatori di Schulze e una presenza femminile molto particolare. Il risultato è aperto poiché questa musica più di altre si presta a reazioni soggettive. Forse non tutto funziona perfettamente, il punto cruciale è l'intesa tra i due protagonisti: a volte sembra non del tutto riuscita, come se Schulze e Gerrard procedessero lungo uno stesso binario ma ciascuno per conto proprio. Eppure l'esperimento "Farscape" ha avuto un seguito in alcuni concerti dal vivo, il che sembrerebbe smentire quanto appena affermato, e in ulteriori uscite discografiche (2008 e 2009) che in parte documentano quelle serate.
È un fascino inconsueto quello che emana dalle tracce di questo doppio cd e ne fa un lavoro fuori dal comune. Come se ci venisse restituita la dimensione sonora di un nostro lungo sogno, strappataci al momento del risveglio. O come se un giorno, senza preavviso, fossimo posti di fronte all'enigma di una coincidenza liquida.
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