Fasci e onde sintetiche di luce morta, suoni artificiali che si propagano inesorabilmente all' infinito in spazi immensi e desolati ed un' orchestra sospesa nel tempo invadono il cosmo, irradiandolo di vita e movimento.
 
Klaus Schulze, nel suo secondo album solista, continua sulla stessa linea del suo spettacolare debutto ("Irrlicht" -1972) uscito un anno prima, ma se possibile espandendo ancora di più la sua ricerca musicale sperimentale e visionaria. Le ricerche compiute tra la fine dei '60 e l' inizio dei '70 lo hanno portato ormai oltre i confini dello spazio-tempo, tra le metronomie del sequencer, l' organo, le cascate sonore dei sintetizzatori e un' altisonante orchestra di oltre 50 elementi filtrata elettronicamente. I quattro lunghi movimenti che compongono l' opera avanzano fino ad implodere su se stessi, nel loro contorcersi lento, dilatato nel tempo e maestoso incedere; sinistro e avvolgente, il suono si espande in un universo immenso e gelido, visionario e senza nessuna nozione dello scorrere del tempo, tra geometrie infinite di quasar intermittenti, pulsar morenti, supernove esplose e sistemi stellari muti e immobili persi nello spazio siderale più profondo.

Un disco difficile, profondamente sperimentale e avanguardistico, tra movenze mistiche e sovrannaturali, uno dei massimi picchi artistici mai raggiunti da essere umano nel suo monotono, interminabile, immenso, infinito ripetersi...CYBORG...

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