Giunto al traguardo del quinto album come solista elettronico il corriere cosmico Klaus Schulze dopo aver reso più accessibile la sua musica elettronica nei due dischi precedenti, "Blackdance" e "Picture Music" riscopre le sue origini e si riavvicina alle sonorità delle sue prime due opere solistiche, universalmente riconosciute come pietre miliari della storia della musica.

Un ritorno alle origini quindi, ma non una forzata copiatura delle sonorità delle prime due opere, i tempi delle orchestre di oltre 50 elementi filtrate sinteticamente ed immerse in torrenziali wall of sound artificiali sono finiti, ne rimangono i possenti echi e la sua immensa forza visionaria, l'elettronica di Schulze tra il 74' ed il 75' viene gemellata con varie percussioni (elettroniche e non), chitarre elettriche, voci operistiche ed una generale propensione ad una maggiore musicalità rispetto al recente passato, perdendo così buona parte del suo mistico furore visionario.

In "Timewind" Schulze riporta la sua musica in territori più astratti e propriamente "cosmici", pur tenendo conto del suo percorso verso la ricerca melodica intrapresa da qualche tempo, la strumentazione elettronica del tedesco si era ampliata, l' album viene dedicato ad uno degli eroi di Schulze: Richard Wagner, il grande compositore classico teutonico, ma non è una semplice dedica perchè le due composizioni dell' opera grondano di influenze wagneriane, soprattutto nelle atmosfere ombrose, altisonanti e drammatiche dei brani.

"Timewind" è composto da due lunghe suite totalmente elettroniche, lunghe circa una mezz' ora l' una, l' apertura affidata a "Bayreuth Return" omaggia Wagner anche nel titolo, Beyreuth era infatti la città tedesca dove il compositore scelse di vivere e comporre le sue opere, gli intensi e maestosi suoni alieni iniziali si uniscono presto alle pulsazioni di una melodia creata con il sequencer, cristallina e lucente viene propagata nel vuoto, tra oceani sonori magmatici e mantra di pulsazioni sintetiche modulate, meditative, ipnotiche.

Schulze ritorna con questo album a delle atmosfere più cupe e meditabonde, ma comunque sempre proiettate verso profondità spaziali astratte e magniloquenti; il secondo movimento è "Wahnfried 1883" una delle migliori composizioni di Schulze e dell'elettronica tutta, il titolo deriva dal nome della residenza di Wagner a Bayreuth, con l'unione delle parole wahn (follia, illusione) e fried (pace), il 1883 del titolo altro non è che l'anno della morte del grande compositore.

Un' evocativa sinfonia sintetizzata, i droni troneggiano e si dilatano fino alla dispersione, gli echi espandono luce fioca in un universo immobile e silente, Schulze da il via all'odissea spaziotemporale con melodie sintetizzate livide e maestose, lentissime, statiche, un'onda sonora fatta di crescendo monumentali e scariche elettroniche folgoranti, le trame dei synth del musicista berlinese echeggiano meste e meravigliose, sovrannaturale pianto sconsolato di un corpo astrale condannato alla solitudine eterna e all' infinita meraviglia di fronte all' ignoto.

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