Klimt 1918: gruppo di Roma al loro secondo album. Dopoguerra: il titolo del loro secondo album
5: il voto che si merita e pensandoci bene gli va anche stretto.

Non nascondo un certo imbarazzo nel parlarvi di questa curiosa opera che i nostrani Klimt 1918 immettono sul mercato, un lavoro che mi auguro fin da ora, saprà far parlare di sé. Rock cupo, atmosferico che si dispiega in dieci brani tra cui è impossibile sceglierne singoli o citarne qualcuno dato che la compattezza del lavoro ha il compito di farsi ascoltare dall'inizio alla fine senza pause.
E' chiaro fin da subito che vi sto parlando di un capolavoro e anche se eccedo in facili entusiasmi ciò non toglie nulla alla caratura di questo album: uno di quei lavori che mostra tutta la sua bellezza ascolto dopo ascolto, cogliendone ripetutamente innesti sempre nuovi, atmosfere che crescono e cambiando pelle. Tecnica e gusto melodico non mancano affatto, il gruppo ha le idee chiare e una vasta conoscenza di vari generi: rock anni ottanta, sfumature Wave, innesti metal prog, space e psichedelia condiscono una miscela che funziona fin dal suggestivo intro.
Che sia già uscito il miglior disco del 2005? Ascoltatelo, fatevi conquistare, sono italiani ma non lo si capisce fino a quando si ascolterà "Sleepwalk in Rome" dove al consueto inglese si potranno ascoltare anche versi cantati in italiano. L'idea di aver a che fare con un gruppo internazionale è una consuetudine, ma la perfezione è una prerogativa di questo album, sono italiani, finalmente un prodotto degno di nota da assimilare e consegnare ai posteri.

Un sognante lavoro che fa sognare: sarà come trovarsi davanti una ninfa che, alzandosi in volo e sbattendo le sue delicate ali ci ricopre di porpora il viso e gli occhi, e noi immagati, rimaniamo li a guardarla volteggiare finchè non sparirà completamente in uno dei cieli più stellati di sempre... e , completamente stregati, ci chiederemo "ma ho sognato, o era tutto vero?".
Grazie Klimt 1918.

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