Forse fino al quarto pezzo non avrei veramente capito che c’era lo zampino dei KOAN, se non per qualche sprazzo di wobble o qualche lead graffiante qua e là. E dico qua e là perchè questo lavoro non sembra affatto essere uscito dalla fucina del duo di Bristol, o perlomeno non svela nè subito nè apertamente quel sound loud&proud tipico del progetto. Anzi lo scenario di apertura è totalmente il contrario: "Sanctuary", la prima traccia dell’EP, rivela un’atmosfera sorprendentemente armoniosa, fresca, pacifica e piena di archi. Eppure tutto questo non sfianca affatto; se il background è rilassante il beat invece tiene stretto il volante e guida il pezzo con energia. Si passa senza accorgersene a "Starlite" ma si svela lentamente l’identità e il carattere degli autori: bisogna ricordare che al fianco dei KOAN opera per tutto l’EP un noto producer di Bristol, ASA, molto probabilmente l’ispiratore principale del lato soft di questo lavoro. Intanto una lenta parte strumentale si immette su una ritmica d’n’b veemente che prima sale e poi sfuma su un outro di piano ad ampio respiro: bellissimo. Segue la principale traccia vocale dell’EP "This Time Around", e adesso saliamo a bordo di un mistico espresso diretto per un oriente lontano e senza tempo, cullati da una voce più innaturale che femminile. Se queste tre tracce fino adesso ci avevano graziato, adesso si inizia a fare sul serio; eccoli finalmente all’opera i KOAN Sound come li conoscevamo, e "Fuego" è energia pura che vibra, rimbalza sulla cresta delle onde sonore e prende vita. E’ la traccia che senza dubbio mi ricorda di più i precedenti lavori del duo, in particolare "Funk Blaster". Ed è in questo stile che i KOAN terminano il viaggio spirituale di Sanctuary, con "Tetsuo Redemption", una vera e propria redenzione sonora dominata da suoni più cupi e bassoni che sfarfallano da ogni dove (si dovevano sfogare alla fine).
Conclusioni: "Sanctuary" è un grande EP di rottura, ma con stile. Probabilmente c’è chi accuserà i KOAN Sound di essersi piegati o addolciti, dal mio punto di vista escono rinnovati e musicalmente migliorati dopo questo “cammino spirituale”: il sound è più fresco, i pezzi sono più elaborati ma non stancano, i groove e le strutture sono annacquati con maestria, l’armonia c’è e ha respiro. E non manca l’energia che caratterizza così tanto il duo. Se "Funk Blaster" è il livello più terreno, underground e cittadino della bass music, qui siamo oltre, siamo nel Santuario, un connubio trascendentale di aggressività e dolcezza che fa sognare.
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