Dubstep, ovvero il genere nuovo. Sinonimo nell'anno 2006 di hype (qualsiasi cosa voglia dire). Una fuffa? Non saprei, innanzitutto perché non è un'invenzione dei giornali.

Il dubstep (forse senza nome né definizione) è l'ultima tendenza da ballare già da qualche anno a Londra sud. Ed ora s'appresta ad espandersi, a conquistare platee altre ed alte. Merito della perseveranza degli artisti, ma anche (è forse possibile senza?) dell'interesse di molte riviste. Ma non crediate che il dubstep sia soltanto una musica da ballo, non adatta ad un ascolto attento, consapevole e suggestivo anche in cuffia o nella propria cameretta.

La base di questo sound è chiaramente di matrice giamaicana, ma una musica in levare urbanizzata, potremmo seguire un filo di antecedenti ben preciso: il dub portato nella piovosa Inghilterra da Linton Kwesi Johnson e ripulito da ogni orpello, il trip-hop malinconico dei Massive Attack, un battito hip-hop con qualche reminescenza elettronica. Il tutto sporcato abbondantemente da fruscii lo-fi ed una colata glitch.

Kode9 è uno dei giovani maestri, una delle menti più propulsive: in bilico tra contaminazione, tradizione ed estetica tecnoide. Se quest'ultima rimane ben presente e necessaria nel perfezionamento di un suono comunque artigianale, è la tradizione che cede parte della scena a favore della contaminazione.

Una contaminazione che si manifesta anche attraverso l'affidamento delle liriche a The Spaceape, sorta di novello Linton Kwesi spaziale (lo dice anche il nome): infatti è questo "Memories Of the Future" il primo disco non interamente strumentale (per la maggiore è proprio recitato anzi) della scena dubstep. Non solo, il lavoro alla produzione di Kode9 è perfetto per quanto essenziale, aperto alla melodia ed affascinante: dell'originale suono giamaicano rimane solo qualche feedback nascosto sotto un battito lento ed inesorabile (pulito nel suo essere slabbrato), ma improvvisamente appare la melodia. Appena accennata, ok, ma è pur sempre una melodia. Ed in una musica dal tale potenziale, dall'afflato ‘sì cosmico rendetevi conto di cosa può fare anche solo una fuggevole melodia…

Bè, sicuramente avvicinarlo alla perfezione. All'eternità dei capisaldi (ed è facile citare, grazie alla meravigliosa copertina oltreché a certe atmosfere, grandissime opere cyber-punk quali Blade Runner o Neuromante).

 

Carico i commenti...  con calma