Attila Kollar è il flautista di uno dei migliori gruppi progressive provenienti dall'est europeo: parlo ovviamente degli ungheresi Solaris, autori di alcuni album di altissimo livello ("Marsbéli krónikák" e "1990" su tutti) caratterizzati da un progressive strumentale di stampo classico ricco di bellissime melodie. E sono proprio le melodie a farla da padrone anche in questo secondo lavoro solista del buon Attila: alle volte energiche e trascinanti altre volte malinconiche e commoventi ma in ogni caso sempre straordinarie.
Va in ogni caso sottolineato come non ci si trovi di fronte ad un lavoro-fotocopia di quelli che Kollar ha prodotto con i Solaris. In questa seconda "stregoneria musicale" il talentuoso flautista si è circondato di numerosi amici musicisti (alcuni provenienti dai Solaris stessi) per realizzare 7 corti brani più una suite di quasi 20 minuti in cui il progressive è solo una delle componenti dato che fortissime sono le influenze folk e medioevali che anzi prendono sovente il sopravvento. Sono numerosi infatti i brani in cui il flauto si fa assoluto protagonista ricamando melodie celestiali su tappeti di tastiere, chitarre acustiche e violini, e creando atmosfere che sembrano provenire dal lontano passato. In altri momenti (più rari) le atmosfere si fanno invece completamente diverse, molto più rockeggianti, a tratti quasi metal grazie ad una chitarra grintosa che accompagna il flauto con ritmiche distorte o che con esso dialoga in un contesto sempre piuttosto melodico.
Come avrete capito si tratta di album bellissimo che contiene musica per il cuore più che per la mente e che verrà sicuramente assai apprezzato da una larga fetta di prog fan. Ascoltatelo e poi ditemi se non siete stati anche voi stregati dalle magie musicali di Kollar e non vi siete trovati ore dopo a fischiettare una delle melodie che compongono questo straordinario disco.
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