Sono il solito noiosissimo nuovo arrivato che s'accinge a recensire il solito disco plurirecensito, ma c'è un motivo per cui lo faccio.
"Follow the Leader" è il terzo album dei Korn, pubblicato a quattro anni di distanza dal primo leggendario, meraviglioso, omonimo esordio e dal suo degno successore "Life is Peachy". Questo terzo disco viene sovente citato come il Capolavoro Assoluto dei Korn, destinato a rimanere scolpito negli annali per i saecula saeculorum, ma ci sono alcuni motivi per cui a mio avviso non dovrebbe essere considerato tale. Perdonatemi ora se ciò che sto per scrivere avrà una parvenza di track by track, ma mi è necessario.
Dopo un minuto di silenzio per il giovane fan deceduto Justin, inizia l'album vero e proprio con "It's On!". La qualità tecnica dei cinque giovanotti è come al solito eccellente, la voce di Davis in particolare è appassionata come prima, se non di più. Con l'ascolto di "It's On!" appare evidente che c'è stato un cambiamento stilistico come c'era stato da "Korn" a "Life is Peachy". La cosa si fa interessante?
Si hanno quindi "Freak On A Leash" e "Got The Life", i due singoli di punta del l'album, che riescono, il primo in particolare, a far dire che, nonostante tutto, questi sì sono i Korn! Inizia poi la famosa "Dead Bodies Everywhere", una canzone sì violenta ed appassionata, ma che inizia a far sentire un pò lontani i primi due album. I Korn non sono riusciti a ripetersi? Siamo arrivati a "Children Of The Korn": ecco una collaborazione con il solito rapper del cacchio, Ice Cube, che fa lo stesso effetto di "Wicked di Life is Peachy" (fatta peraltro con Chino Moreno dei bravi Deftones), ovvero quello di chiedere: "Che cazzo è sta robaccia?".
Non è detta l'ultima parola, con "B. B. K." si riprende un pò di vigore, canzone sufficentemente metal ma non eccelsa abbastanza per riprendersi dalla canzone precedente. Si ha poi "Pretty", canzone il cui inizio fa cascare le balle ed il resto fa lo stesso. Nella canzone successiva a questo mezzo insuccesso si sente una voce nota. Non può essere lui! Invece sì! Fred Durst colpisce ancora e si sente! La canzone è un'immensa merdata rap metal che di metal non ha nulla ma in compenso vede la collaborazione con uno dei produttori di Cacca più grandi si siano mai visti! "Reclaim My Place" è invece molto dura ma scontata e ripetitiva, mentre "Justin" è accozzaglia sonora che provoca un certo affetto emetico. "Seed" riesce a ridare un po' di energia a questo album ormai dato per spacciato.
Confidando nelle due ultime tracce, ecco arrivare "Cameltosis", con Tre Hardson (e chi è?) dei Pharcide (e chi sono?). Incredibile! Qualcuno peggio di Fred Durst! Dopo questa leggendaria stronzata alla Finley VS MondoMarcio abbiamo la finale "My Gift To You", tipica canzone finale dei Korn che, sebbene lontana dai livelli della bellissima "Daddy", risulta decisamente passionale e risulta gradevole. Ma nè essa nè l'assurda traccia segreta cantata da Fieldy "Earache My Eye", figuriamoci la b-side "I Can Remember" riescono a risollevare le sorti di un album che si è rivelato decisamente deludente. I successivi tre album riescono comunque a riportare i Korn ad un livello più che decoroso prima dell'inaspettato stravolgimento stilistico avuto dopo l'abbandono di Head.
La prossima volta cercherò di essere un po' più allegro?
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