Dopo appena un anno dall'uscita di "Korn III" il ricordo (si fa per dire) di come erano, i camaleontici Korn cambiano colore di nuovo con questo "Path of Totality".

Dopo essere stati i padrini del nu-metal, cercato di virare verso il prog con l'Untitled passando per il pop-industrial di "See You on The Other Side", in questo album la band californiana propongono un mesh-up di suoni e stili grazie all'apporto di alcuni famosi dj della scena dubstep. Il risultato è un sound elettronico con solo alcuni intermezzi tipicamente korniani.

I fan accaniti potrebbero storcere il naso ma lasciando stare le cazzate varie del tipo ormai sono morti, sono solo album di JD solista, dove sono le chitarre e il basso ecc ecc., l'album va giudicato per quello che è senza pensare all'artista che l'ha fatto.

Il singolo Narcisist Cannibal è l'emblema del nuovo percorso, un brano poppeggiante con richiami tecnho-dance ma allo stesso tempo alternative nel bridge. La psichedelia del frontman e vocalist Jonathan Davis si intreccia con le drum machine e i sintentizzatori di Burn of Obedient e Sanctuary, ma l'apice viene toccato con gli ultimi due brani Way too far (una pseudo-ballad industrial) e Bleeding Out (degna conclusione di questo connubio di suoni). Let's go è la canzone meno toccata dall'elettronica con il sound decisamente più rock.

L'unico dubbio è se davvero il marchio Korn è da considerarsi ancora di una band vera e propria oppure il loro prodotto è il frutto della mente del solo Jonathan Davis.

Nel complesso una ventata di aria fresca sulla scena alternative.

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