Prima o poi arriva il momento in cui la critica, dopo anni di elogi, improvvisamente ti volta le spalle: per i Kraftwerk questo arrivò nel 1986, quando pubblicarono il loro nono album "Electric Cafè"; "Autobahn", "Radioactivity", "Trans-Europe Express", "The Man Machine" e "Computer World" furono acclamati come delle pietre miliari della musica elettronica, su "Electric Cafè" piombarono invece solamente giudizi negativi, accusato di essere un lavoro sterile e per nulla ispirato.

I suoi 35 minuti possono essere suddivisi in due parti, una prima, quasi esclusivamente strumentale, che ricorda i ritmi industriali di "Trans-Europe Express", e una seconda dove invece troviamo parti cantate (tra cui la prima e unica volta di Karl Bartos) e un sound decisamente più pop.

La traccia d'apertura è "Boing Boom Tschak", da considerarsi però un continuo insieme alle successive "Techno Pop" e "Music Non Stop", caratterizzate da sonorità martellanti, linee di basso ripetitive e l'unica parte cantata (seppur da un vocoder) "Music Non Stop, Techno Pop", che si ripete continuamente alternando alcune variazioni: è un'autodefinizione della propria musica, inarrestabile, in continuo movimento alla ricerca di una novità: "Electric Cafè" non costituisce infatti un passo falso nella produzione dei Kraftwerk, nonostante si possa riconoscere chiaramente lo stile di "Trans-Europe Express" e di "Computer World", esso propone comunque episodi molto interessanti, approcci minimalisti (almeno nelle prime tracce) e, dopo la triade iniziale presenta due pezzi completamente diversi, "Telephone Call" (che prosegue con "House Phone") e "Sex Object".

Dopo aver indagato il rapporto con l'automobile, la radio, il treno, i computer e le calcolatrici è il turno del telefono fisso, che viene campionato in "Telephone Call" insieme alle voci automatiche di una compagnia telefonica ("The number you have reached has been disconnected"); il tutto fa da contorno a melodie orecchiabili e leggere e alla voce di Karl.

La medesima linea è seguita con "Sex Object", questa volta la melodia è affidata a degli archi, mentre il testo, semplice ma efficace, descrive un rapporto d'amore superficiale, in cui uno dei partner viene usato e gettato via, come un qualunque oggetto; la traccia conclusiva, che dà il titolo all'album, riassume tutto quello ascoltato in precedenza, melodie leggere ma allo stesso tempo ripetitive e ipnotiche, tuttavia velate da una certa malinconia.

Globalmente "Electric Cafè" è un'ottimo lavoro, nulla ha da invidiare ai precedenti, nella sua brevità propone uno stile efficace e molto "cool", tra la discografia della band tedesca è forse quello che farà sentire maggiormente la sua influenza sulla nascita di generi quali l'hip hop, la techno e la trance.

La produzione, inutile dirlo, è eccellente, i suoni sono saggiamente curati e dosati, recentemente ne è stata pubblicata una versione rimasterizzata; consigliato altamente, da ascoltare tutto d'un fiato, a mio giudizio si può benissimo accostare ai capolavori degli anni '70, 5 stelle senza pensarci due volte.

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