Solo nella mia stanza buia cerco un mondo che sappia di altro e mi appoggio sconsolato su questo lavoro dei Kraftwerk e subito mi perdo nella suadente placidità del non-spazio, dimensione esterna, nel vuoto denso delle note monotone di un Geiger Counter.
Cullato dalle onde radio, mi muovo leggero nella elettro-staticità di Radio Activity lasciando a terra ogni possibile legame logico per innalzarmi nell’estasi propria dell’obiquità del suono.
Qui e altrove nello stesso istante, per irradiarmi ovunque e ovunque annullarmi.
Viaggio senza meta nell'infinita Radioland, non-luogo dove volteggiare senza fiato, lasciando i neuroni liberi di vagare e riempirsi di elegante estasi, sintetica sensazione di libertà.
Ed ecco luminose le traeiettorie di Airwaves mi proiettano su distanze sconosciute, lungo le quali danze post-moderne proprie di un universo sempre più rarefatto si infittiscono di pulsazioni e freddi gemiti.
Voci fuori campo.
Sospeso mi osservo mentre lento mi scompongo e divento io stesso impalpabile, pura energia, non-umana condizione. Non più e non soltanto Radio-suono, ma qualcosa oltre, qualcosa di inafferrabile e remoto.
Onirico disegno elettrico, mi propago e capto, ondeggio in un cielo spaziale colmo di vibrazioni e gocce di melodie spezzate.
Delirio valvolare.
Ohm Sweet Ohm.
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