I Kraftwerk avran pur scritto la storia dell'elettronica ma nascono Kraut nei primi anni '70 e quindi liberi dagli schemi fissi che l'elettronica classica impone. Sperimentano quindi, come i primi tre album insegnano: "Kraftwerk1" (1971), "Kraftwerk2" (1972) e "Ralf and Florian" del 1973, composto da sei pezzi tipici del periodo. Parte "Elektrisches Roulette" con lievi percussioni ed una batteria ad intermittenza caricata a comando. Poi "Tongebirge" disarmonica melodia di fate volanti di passaggio su prati incantanti.

E il capolavoro "Kristallo", liberi sintetizzatori su classici (oggi per noi!) ritmi elettronici, eco di ciò che i Kraftwerk saranno. Chiudi gli occhi e sei ipnotizzato su una pista da ballo a muovere le spalle e la testa in brevi e sinuosi movimenti. Sporchi inserti sull'onda musicale ti accompagnano al finale velocizzato (Ralf Hutter e Florian Schneider avran forse premuto FF in sala di registrazione?). Scorre la riflessiva "Heimatlange" con il piano a segnare il ritmo e "Tanzmusik", ossessiva con poche variazioni a cui si aggiungono cori lontani e battiti di mano e cristalli infranti.

Arriva a chiudere la sinfonia dell'ananas ("Ananas Symphonie"), come ci ripete una voce elettronica che sarà poi rubata da mille altri gruppi per mille altre canzoni. Inizia disarmonica... poi arriva il mare, l'onda che liscia lo specchio di sabbia, l'onda che si spezza e riprende poi forza al largo. Poi s'appiattisce e prende il via una velocità musicale ricamata da morbidi arabeschi. Ed è un peccato l'applauso asincrono che chiude "Tanzmusik" non venga qui ripreso per il finale dell'album. Sarebbe stato l'applauso dell'ascoltatore che non ha ben capito ciò a cui ha partecipato. Capolavoro o cos'altro? Al secondo ascolto la "misteriosa" risposta...

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