"Cause For Conflict" non è il prevedibile "ritorno a baita" per i quattro guerrieri di Essen e giammai un furioso ruzzolare in sonorità già ampiamente esplorate col maquillage post degli anni '90, ma il passaggio dalla sperimentazione cupa di "Renewal" alla razionale quanto veemente aurora metallica di "Outcast". Un album di transizione, dunque, scambiato per punto di partenza da molti fan della prima ora, ancora con le orecchie doloranti dall'ascolto di "Pleasure To Kill" e "Terrible Certainty".

Il demone si è evoluto, lascia alla spalle la vecchia casetta Noise ed apre gli occhi sul mondo delle macchine, sui transistor ammantati di verde petrolio, sullo scricchiolio delle gru. Nel baule dei ricordi c'è ancora il campo di battaglia, il cumulo di scheletri, le rovine fumanti, la violenza estrema, i pensieri sulla società del tempo. Certamente simile al cenobita Pinhead, questo demone ha finito tuttavia per rappresentare la band tedesca più del loro thrash metal veloce e scorticante, rivelandosi come un simbolo, un compagno di viaggio silente e terrificante.

Fin da "Endless Pain", del 1985, i Kreator incarnano l'imperfetta thrash metal band europea, capace di evolversi con gradualità sia nelle sonorità che nell'ossatura dei pezzi: fiotti di grattugia killer, assoli eleganti e drumming preciso ma furibondo. "Renewal" rappresenta la pioggia sporca, un vigoroso depennamento dell'armatura metallica, l'aggancio dell'ispirazione a tentazioni noise, schemi compositivi rallentati e velocizzati con decoro in sonorità plumbee, voce più disciplinata e stralunata che si inchina al sound come ragion di stato.

"Cause For Conflict", uscito per la GUN nel 1995, è invece uno spartiacque, una terra di nessuno dove i Kreator ed il monarca Petrozza riordinano le idee, si accucciano a riflettere, purificandosi con un sound nuovamente iroso, scattante, battezzato da Vincent Wojno e da testi ancora più critici verso la società e tutte le istituzioni che creano oppressione. Le bacchette tecniche di Joe Cangelosi (ex Whiplash e Massacre) e il basso crepitante di Christian Giesler dettano il passo in ogni episodio. Ed il cambio di stagione è palpabile: il drumming lineare di "Renewal" viene azzerato dal rullante di Cangelosi "costretto", dopo "Insult To Injury" con i Whiplash, a correre col fiatone, come a suo tempo accadde a Paul Bostaph, passato dalla fanfara solenne di "Twisted Into Form" al martellante "Divine Intevention" slayeriano. Tutte le tracce sono marchiate dalla doppia cassa e, grazie alla sua spinta, i passaggi lenti o rapidi che siano mutano pelle sia nelle ripartenze a spron battuto sia nei passaggi più cogitabondi.

Abbiamo un'opener strutturata alla "Killing Fields" slayeriana che è "Prevail", il fascinoso mordi e fuggi di "Men Without God" oppure il diluvio di velocità di "Catholics Despot", a sottolineare il primato negativo della Chiesa ("Nessun rispetto per la vita altrui"). Non manca un singolo alternativo come "Lost" e celeri filler inutili quali "Dogmatic" oppure "l'ambulanza" "Bomb Threat", all'opposto di pezzi ombrosi ed ispirati quali "Crisis Of Disorder". L'ombra di "Renewal" affiora qua e là , soprattutto in "Celestial Deliverance" ma è in "Isolation" che troviamo la zampata sui generis : dopo 4 minuti di orecchiabile song (singolo in versione accorciata) si piomba nel silenzio e dopo 4 minuti emerge il delirio di grida, urli di felini e raschiamenti che riporta all'intro di "End Of The World" degli esordi. Il demone non se ne vuole andare.

Arrivati alla fine del platter sentiamo che manca qualcosa, oppure c'è un'abbondanza di elementi Kreator da lasciare interdetti; l'impatto e la velocità prevalgono sulla creatività: la cristalizzazione è dietro l'angolo. Dopo aver sperimentato con "Renewal" anche i più accaniti detrattori della band vedono in Mille e Co. una band in netta evoluzione, un'istituzione che tuttavia, per dimostrare l'attitudine metal up your ass all'audience disorientata dal precedente "rinnovamento", opta per un suono più robusto, in linea col modern thrash dell'epoca, come balsamo delle recenti critiche, filtrato però dal drumming "born of fire" di Cangelosi in song più algide e robotizzate, che sentiamo come prematuri giorni della merla. "Progressive Proletarians" diventa allora una vetrina per il drummer , per il didattismo che riparte della maturazione tecnica di "Extreme Aggression", mentre una "Sculpture Of Regret" osserva i Coroner nell'incipit d'atmosfera ma è solo un passaggio: il fard metallico torna prepotente nella seconda parte.

"Cause For Conflict" trova una sua identità come piattaforma per spiccare nuovi voli, un riappacificazione col proprio pubblico: Mille Petrozza opta per la virata di "Outcast", per il ritorno di Ventor e l'arrivo di Tommy Vetterli alla seconda chitarra. Una nuova ripartenza che non sarà neppure l'ultima, ma sarà tra le più la più affascinanti degli anni '90, figlia di questo sound suburbano coltivato ad Essen.

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