Si sono dette tante cose su questo album, spesso sparando a zero senza cognizione di causa. Chi parla dell'ultimo lavoro dei Kreator come di un lavoro "commerciale", chi invece ne apprezza le sfumature heavy.
La verità è che "Phantom antichrist", tredicesimo album in studio, pubblicato il primo giugno di questo 2012, è un'opera diversa da qualsiasi altra mai realizzata dalla band teutonica. Il cd in questione vede infatti un netto avvicinamento all'heavy metal, in particolare alla NWOBHM. Gli echi di band come Iron Maiden e Judas Priest tornano ricorrenti nei solchi di PA, così come riappare in una veste molto soft e "pulita" la melodia già apparsa in lavori quali "Outcast" e "Endorama". L'errore sta nel considerare il nuovo parto dei Kreator come una riproposizione mal riuscita di quei cd: in realtà, "Phantom antichrist" è un lavoro diverso, che dai platter prima citati riprende soltanto alcuni elementi, per rimodellarli secondo nuovi stilemi.
Quindi, base essenziale per carpire questo nuovo disco è accettare che esso è diverso da qualsiasi altra cosa mai fatta dai tedeschi, sia nello stile che nei risultati. Le sferzate terremotanti presenti in "Enemy of god" e "Hordes of chaos", che avevano fatto parlare dei Kreator, come dei "gemelli europei" degli Slayer, qui si perdono quasi del tutto, eccezion fatta per la maestosa titletrack, possente e dal ritmo assolutamente distruttore. Quello che contraddistingue l'ultima fatica targata Kreator è la melodia, sia quella tipicamente heavy che si respira in gran parte del cd, sia le insolite aperture acustiche che squarciano improvvisamente i cieli neri e crudeli di questi quattro tedeschi. E' il caso di "United in hate" e della conclusiva "Until our paths cross again", impreziosite dal suono ovattato della chitarra acustica di Sami Yli-Sirnio, preciso e convincente anche in tutti i vari soli dell'album.
Se proprio si vuole fare un titolo per comprendere questo possibile "nuovo" corso dei tedeschi, come non citare "From flood into fire"? Una song che incarna appieno lo spirito di "Phantom antichrist": il ritmo del thrash che si accompagna ad una ritrovata vena heavy, su cui si innesta una struttura sotterranea di melodia, facilmente riscontrabile nello splendido chorus, addirittura debitore al power metal teutonico degli ultimi anni '80.
E' vero, l'ultimo lavoro di Mille Petrozza e dei suoi Kreator, almeno ad un primo distratto ascolto lascia spiazzati, perchè era difficilmente pronosticabile una virata così melodica nel sound dei nostri. Ma francamente, il lavoro svolto dai Kreator si mescola con sapienza e classe allo stile tipico della band di Essen: la ricerca melodica di "Phantom antichrist" non è fine a se stessa, ma a va a concatenarsi strettamente con il "classic sound" dei Kreator, quello codificato da quasi trent'anni di carriera.
Certamente un disco "diverso", nuovo, che proprio perchè portatore di novità può essere classificato in modo negativo. La critica maggiore che si sta muovendo a PA è l'appeal easy e catchy dei brani, quasi a voler sottolineare che i Kreator vadano verso la "commercializzazione". Quanto di più sbagliato, se non si comprende che un disco di questo tipo è la continuazione di un percorso artistico iniziato ormai 15 anni fa con "Outcast".
1. "Mars Mantra" (1:19)
2. "Phantom Antichrist" (4:31)
3. "Death To The World" (4:53)
4. "From Flood Into Fire" (5:26)
5. "Civilization Collapse" (4:13)
6. "United In Hate" (4:30)
7. "The Few, The Proud, The Broken" (4:37)
8. "Your Heaven, My Hell" (5:53)
9. "Victory Will Come" (4:14)
10. "Until Our Paths Cross Again" (5:48)
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