Death Is A Disease

Death Is The Road To Awe

Un binomio la vita e la morte, un binomio Kronos Quartet e Mogwai, un binomio Clint Mansell e The Fountain.

Il film e la colonna sono dalla serie, se piacciono allora sono fantastici, se non piacciono allora sono da stroncare, la via di mezzo non è concessa, il tema è troppo "delicato" e diventa alquanto soggettivo e personale.

Un trittico che si fonda sul ciclo della vita, la morte e la rinascita con uno scopo unico, sprofondare in un'odissea per salvare dalla morte la propria donna. Hugh Jackman interpreta lo stesso uomo in tre tempi diversi, XVI sec. un conquistator che è alla ricerca "dell'Albero della Vita", bevendo la linfa dovrebbe donarne la vita eterna, XXI sec. uno scienziato che lotta disperatamente per trovare la cura per salvare la sua donna da un tumore e infine XXVI sec. un'astronauta che si scontrerà con il vero senso della vita e Rachel Weisz che interpreta la stessa donna il fulcro per lotta, pressoché vana, perché noi tutti, siamo e saremo sempre i mortali "dell'Albero della Vita". Un gran compositore, Clint Mansell, dei grandi interpreti, Kronos Quarter e Mogwai, che eseguono dei suoni magici, profondi e inquietanti, hanno la capacità di non dover essere necessariamente collegati alla pellicola per interpretare la melodia perché diventa visibile solo già ascoltandola, conducono un'esposizione di vero talento che costruisce realmente un sogno.

Quarantasei minuti di dolore atrofizzante e continuo, il motivo base è l'equivalente di una "marcia funebre interpretativa", è composto di ripetuti ritornelli ma distintamente e diversamente sfumati per ogni singola traccia, la bellezza irrompente di chitarre, basso, percussioni e piano dei Mogwai che si amalgama alla finezza orchestrale del quartetto Kronos, e dai corali di lirica che esplodono su una base continua di violini, violoncelli, viola, cello e pianoforte. Tracce di frustrazione e da spacca cuore. Entrambi i gruppi diventano padroni dei propri generi e della loro abilità d'ispirazione, lenti e incalzanti, con una tale semplicità e raffinatezza da rimanere esterrefatti.

Come la traccia iniziale "The Last Man" un membro dei Kronos introduce una melodia con violoncello su sottofondo di cello quasi a soffocarlo e che sfocia nella successiva traccia "Holy Dread!" dove i Mogwai si trattengono spingendo la strumentazione al massimo della resistenza e a due minuti dalla fine della traccia, esplodendo in un meraviglioso finale e sono anche al pieno di se stessi in "Tree Of Life" e "Stay With Me", pacandosi in "Death Is A Disease", lasciando tempo a un fluttuante violino incastonato da impulsi di sintetizzatori in "Xibalba" per non dire dell'elegante supplica strumentale di "First Snow" e di "Finish It".

"The Fountain" d'ammirare e maledettamente bello d'ascoltare.

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