Meno riuscito del precedente album d'esordio, il potentissimo e lugubre "The Eye", "Holidays In Europe", secondo album della band nata con il sodalizio Bjork/Einar Orn, è comunque un irresistibile e ambizioso viaggio nella schizofrenia del gruppo islandese, che traborda nella solita originalità e tanta voglia di spiazzare e lasciarsi andare alla creatività spontanea. Disco nato dal concept dell'isolamento e dell'esilio che dovrebbero rendere quest'album coerente, ma sempre dettato dalla logorrea musicale che caratterizza il gruppo pre-Sugarcubes, dove le idee trovano libertà di agire nello sfogo musicale per eccellenza, con l'ampio respiro dell'opening "Psalm 323" o la successiva, volutamente casinista e spezzata, "A Mutual Thrill", dove le voci strepitanti e urlate da sirena di Bjork si amalgamano al delirante recitato di Einar, mentre trombe di ispirazione regale ne tranciano la disperazione, per gettarti in un inconscio spaziale, fatto di tagli improvvisi tra ombre e luci.
Ancora più complessa "Copy Thy Neighbour", teatrale viaggio astrale che incede senza mai esplodere, ma con la rabbia nel cuore pronta a distruggere qualsiasi cosa: dadaismo di sospiri gettati nell'aere, di sensazioni che portano alla morte psichica e violenta, di carisma punk che si fa lirico, dark e fanciullesco, mentre i trabordanti 7 minuti di "Just By The Book", aperti da fiati di trionfo, si trasformano nella classica rincorsa verso gli abissi, francamente poco riuscita, eppure ancora fascinosa. Il risveglio è "Zro", brandello rock con il vizio delle trombette che si evolve in un tragico saggio lirico, che colpisce per la sua preziosità e che non lascia scampo.
Disco ostico, efferato e orgoglioso di quello che è: uno strepitante e meraviglioso casino, che può essere amato o odiato, ma della cui bellezza, anche solo compositiva, non può essere negata. Meno coeso di "The Eye", meno oscuro, meno riuscito, eppure ancora piacevole, con quella chiusura meravigliosa che è "The Night": il ritorno in patria dopo un lungo viaggio, un'apnea quasi elettronica e amniotica, che getta le basi per le composizioni più ardite di "Drawning Restraint 9". "Storm" è dietro l'angolo e implode su scampanellii distrutti da suoni lontani e oscuri. L'anima di Bjork, quella più sperimentale e sconvolgente, è già qui: in questi due minuti e mezzo di continui affondare ed emergere dalle acque. Delirante al punto giusto, eppure elegantissima.
Disco a volte splendido, altre volte incomprensibile, altre volte logorroico, spesso geniale, eppure da recuperare. C'è fascino qui dentro, carisma violento, voglia di giocare con l'ascoltatore: è musica che nasce dall'inconscio, prima ancora che dagli strumenti.
Una bella e concitata cartolina punk dall'Islanda: anarchica, struggente e delirante. Una casa in fiamme con le pareti tinte di nero e un grande cuore in cantina che non vuole saperne di bruciare.
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