Mi sono letto alcune recensioni sul web su "Jimi Hendrix a Leopoli" e sapete cosa vi dico? Mi viene il dubbio che alcuni critici lo abbiano letto davvero questo libro scritto da Kurkov due anni prima della rivoluzione del 2014. Sono uguali nel loro essere fumose e inconsistenti. Stringi stringi non dicono nulla: parlano di massimi sistemi, del surrealismo, della satira tagliente dell'autore, addirittura della colonna sonora di Jimi Hendrix (???) e dell’importanza della città mitteleuropea di Leopoli che fa da contorno a delle vicende astruse che si susseguono. Sono lì che leggo e penso che mancherebbe una bella citazione ad michiam sulle atmosfera alla “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov. Ed infatti eccola lì, certo che c'è!

Taras è il suo nome. Siamo nel 2012 e guida una macchina scassata che schizza a velocità folle nella notte sulle strade sdrucciolevoli e dissestate di una piovosa Leopoli. Il conducente è un “quasi medico” slash infermiere che sbarca il lunario liberando i suoi clienti, per lo più polacchi, da dolorosissimi calcoli renali tramite le vibrazioni violente a cui li sottopone. Insomma li tortura per bene per tutta la notte e poi si fa pagare in Zloty non appena pisciano fuori i sassolini. Ma mica gliele restituisce quelle pietruzze espluse a sì caro prezzo perché le colleziona; quelle più incredibili per forma e grandezza le regala alla sua fidanzata Darka che lavora in un cambio valuta notturno. La loro storia d’amore è un crescendo di una dolcezza commovente che ha l'aroma di un caffè bevuto in un posacenere.

Una notte Taras è costretto a tirare un’inchiodata poderosa con la sua Opel per evitare di porre fine all’esistenza del povero ex hippie Alik, che mezzo sbronzo, stava rientrando a casa sorretto dall’ex capitano dei servizi segreti (KGB) Rjabcev. Ma che cazzo ci facevano assieme nel cuore della notte un ex KGB e un ex hippie attempato? Ma è ovvio: erano fan di Jimi Hendrix e si erano ritrovati ad un raduno al cimitero per celebrare la memoria del dio della 6 corde. A completare il quadro il vicino di casa di Alik che è un ex parrucchiere alquanto stralunato e romantico e un amico ex scrittore dalla mente contorta alla perenne ricerca di un protagonista magnetico per un nuovo romanzo. Dimenticavo... c’è anche una sua amica che forse, a ben pensarci, era pure una sua ex. Insomma in questo libro sono tutti ex, quasi fossero in attesa di prendere possesso del loro presente.

E’ vero le atmosfere notturne riescono ad incollare il lettore ma quello che mi ha affascinato maggiormente è la descrizione dei personaggi così apparentemente strampalati e ridicoli ed invece sì profondi e melanconici che solo all'apparenza appaiono comici, ridicoli e fuori contesto. In realtà sono orgogliosi, dignitosi nella loro povertà e generosi: sembrano rassegnati dall'incedere degli eventi, come se avessero perso definitivamente il loro equilibrio e pur tuttavia, invece di cadere, riescono sempre miracolosamente a riprendere il passo aiutandosi tra di loro con tutto quello che trovano. Vodka compresa.

Della trama, la lotta per evitare il ritorno del Mare dei Carpazi a Leopoli e l'avvento dei gabbiani assassini, non me frega molto: è un pretesto per fare da contorno. Kurkov tramite questa storio dal ritmo sincopato e i suoi protagonisti ci parla del suo popolo ferito, delle contraddizioni di un paese complesso conteso per secoli. E lo fa con grande acume, intelligenza e maestria.

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