Lessi per la prima volta Mattatoio n. 5 più di un decennio fa, in un periodo in cui, a causa di alcuni lutti, avevo vissuto in stretta compagnia della morte. Per questo del libro mi rimase impressa l’idea degli abitanti del pianeta Trafalmadore, secondo cui la morte è solo un momento in cui un individuo non sta bene. Alla morte i trafalmadoriani possono non fare caso: per loro è sufficiente osservare gli altri momenti della vita, che esistono sempre e che loro possono trovare sempre, come gli esseri umani possono in qualsiasi momento guardare nuovamente un paesaggio.

Da quel momento la morte ha continuato a passeggiare con me, ma a una certa distanza, così ho riletto il libro in questo fine settimana e ho potuto apprezzare meglio le altre trovate.

Sebbene Kurt Vonnegut termini il libro solamente nel 1969 e l’arco temporale del racconto vada dal 1922 al 1972, l’argomento centrale è il bombardamento della città di Dresda. Il narratore del libro è Yon Yonson ed appare solo in poche scene del racconto. Il protagonista è Billy Pilgrim di cui il libro, a partire dal secondo capitolo, racconta la vita. Tutti, lo scrittore, il narratore e il protagonista assistettero al bombardamento a tappeto che trasformò la superficie di Dresda, la “Firenze sull’Elba”, in un paesaggio lunare.

Billy nacque nel 1922 a Ilium, New York. Da bambino e da ragazzo aveva l’aria stramba e il corpo a forma di bottiglia di Coca-Cola. Mentre frequentava i corsi serali della scuola di optometria, fu arruolato nell'esercito per la seconda guerra mondiale. Prestò servizio di fanteria in Europa, venne fatto prigioniero dai tedeschi e fu portato nella città aperta di Dresda. Sopravvisse al bombardamento.

Congedato, riprese gli studi. Venne curato in un ospedale per veterani e ricevette un trattamento a base di elettroshock. Sposò la figlia del fondatore e proprietario della scuola di optometria. Divenne ricchissimo.

Ebbe due bambini, Barbara e Robert.

All'inizio del 1968 un gruppo di ottici, fra cui c'era anche Billy, prenotò un aereo per andare da Ilium a Montreal, a un congresso internazionale di ottici. L'aereo si schiantò sulla cima della Sugarbush Mountain, nel Vermont. Morirono tutti tranne Billy. In quei giorni morì anche la moglie in un folle incidente automobilistico, mentre stava raggiungendo Billy in ospedale.

Guarito, Billy non riprese a lavorare. Andò a New York, e riuscì a entrare in un programma radio di conversazioni notturne. Disse che nel 1967 era stato rapito da un disco volante. Il disco volante veniva dal pianeta Tralfamadore. E disse anche che aveva viaggiato nel tempo in modo disordinato e casuale, involontario e spastico. Raccontò cosa ebbe imparato in questi due viaggi.

Il romanzo segue l’errare schizofrenico di Billy avanti e indietro dentro le scene della propria vita in una narrazione delicatamente satirica fatta di similitudini e paragoni antitetici.

Non ci sono quasi personaggi in questa storia, perché la maggior parte degli individui che vi compaiono sono malridotti, sono solo giocattoli indifferenti in mano a forze immense.

Non ci sono quasi personaggi in questo romanzo perché l’idea del tempo trafalmadoriana, che permea parte della narrazione, esclude l’autodeterminazione. Esclude l’inizio, lo sviluppo e il finale, esclude la suspense e la morale, esclude le cause e gli effetti.

Non ci sono confronti drammatici durante lo scontro bellico, i soldati sono mossi da mani invisibili. Non ci sono grandi passioni o conflitti nel mondo post bellico: nessun desiderio di conquista porta Billy sull’altare. Nessuna volontà di arricchimento fa sì che Billy metta da parte una fortuna.

Quindi, qual è il punto centrale di questo romanzo? C’è un punto?

Io penso che un punto ci sia e che quel punto sia Billy.

Indifferente alla guerra, al matrimonio e al lavoro, Billy è colui che accetta serenamente le cose che non può cambiare, ha il coraggio di cambiare quelle che può, e ha la saggezza di comprendere la differenza.

In ospedale, incontra Rumford, un superuomo, che sosteneva tesi belligeranti in un saggio sui bombardamenti americani e su quello di Dresda. A questi, che lo considerava un essere sub-umano, lamentoso e indolente, mise dei dubbi, dicendogli: “Io ero a Dresda quando fu bombardata. Ero prigioniero di guerra”. E ancora, a Rumford, che non lo voleva sentire, disse: “Non c’è bisogno che ne parliamo mai. Voglio solo che lei lo sappia: io c’ero.”

Da questo momento, Billy smette di essere un giocattolo indifferente e decide di comunicare al mondo con forza un messaggio antagonista di fratellanza universale.

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