Ancora una volta torno dal consueto silenzio; ancora una volta vi porto in giro per strani reami.

Il disco di oggi infatti ci porterà in un altro mondo cupo e bizzarro, ben più bizzarro della strana foresta nipponica del compianto Aoki Yutaka, vista nella scorsa recensione.

Andiamo a vedere più nel dettaglio:

"Alkahest" è il debutto ufficiale degli svizzeri Kvelgeyst, che in quasi 37 minuti vogliono farci esplorare un mondo astratto e surreale, dominato da alambicchi, simboli astronomici, creature mitologiche, solventi universali, spade forgiate per fare tutto fuorché tagliare le cose, uova cosmiche e ricette per la vita eterna: l'Alchimia (argomento di cui sono abbastanza ignorante, ergo se faccio degli errori perdonatemi). Quindi quale modo migliore per portare in vita un mondo simile se non tramite blast beats, chitarroni marci, growl e scream?

I 6 brani di "Alkahest" infatti (tutti dotati di titoli lunghissimi, ma per fortuna "scomponibili") propongono un Black Metal straniante, quasi psichedelico, che alterna sparate belle pese ad aperture ariose, atte ad immergerci in quelle che sono atmosfere confinanti tra lo spaziale, l'esoterico ed il mistico, e quello che sentirete in canzoni come "Demiurg - Denaturierung Holobiont", "In der Hölle trieft der Gran", o l'iniziale "Basilisk - Im Angesicht des Schattenwichts" (nonostante abbiano molte influenze dalla scuola norvegese anni 90) non sarà la solita roba tutto blast e registrazione da Set Chicco (chi segue la scena conoscerà molto bene quest'ultimo stereotipo). Anzi.

"Alkahest" ha una produzione perfetta per il genere, in senso moderno, e rende comprensibile tutto ciò che "Alkahest" in realtà è: un caleidoscopio infinito di cori, voci e risate sovrapposte, pezzi parlati e filtrati, riff a volte suggestivi e aperti, a volte storti e cupi, vocals acide (che si intercambiano con leggiadria tra growl, scream e urli lancinanti), riverberi, synth e xilofoni occasionali, e tant'altro ancora; il tutto complementato dai testi, ermetici e contorti (oltre che totalmente in tedesco).

Certi brani, come ad esempio "Demiurg - Denaturierung Holobiont" sono delle vere e proprie esperienze:

Prima stai cavalcando su riff potenti e quasi epici, tallonato da blast beat, tupa tupa e urla reverberate, ma poi ti fermi. Ti ritrovi a guardare il cielo stellato, profondo e limpido, come se stessi davanti ad una balconata, in un grande palazzo (probabilmente situato nella città rossa che si vede nella copertina del disco). E tu, da quella stessa balconata, riesci a vedere l'esercito dei cavalieri neri che si avvicina, accompagnato da note e ritmi sommessi e nebulosi. E all'improvviso tutto riparte: blast beat, riffoni epici ed urli acidi, a simboleggiare l'entrata in scena del difensore rosso che, brandendo un'enorme spadona, respinge l'attacco degli invasori nascostisi tra le nubi.

"Alkahest" è qualcosa di speciale, non si può spiegare a parole una cosa simile, che tra l'altro ai Kvelgeyst è costato ben 4 anni di lavoro (si erano formati nel 2015 infatti). Ergo dovete entrarci voi stessi, e scoprire il resto del micro-mondo ritualistico ed alchemico che i tre svizzeri hanno confezionato.

...e infine ripeto, nel caso ci stia qualcuno che abbia studiato argomenti simili: perdonatemi se ho fatto errori con certi termini e/o simboli.

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