Con una simpatica facciona sbaciucchiosa dietro a una porta-vetro bagnata Kylie Minogue rompe il silenzio dal palcoscenico pop e regala al mondo il suo dodicesimo album, Kiss Me Once. Sono ormai lontani non solo i tempi delle folies greco-classiche di Aphrodite, anche il caratteristico (e più recente) carrozzone celebrativo per il quarto di secolo di carriera, coronato con un modesto greatest hits e con il glamour acustic-orchestrale della sessione di hits replicate ai famosi Abbey Studios di Londra: la raffinatezza made in Australia, fresca della nuova partnership con la Roc Nation di Jay-Z, nonché di un vigore che pareva perduto dopo il K25, prosegue per la sua strada, incurante dell'età, delle novelle Lady GaGa e di un'audience che pare preferire alle roboanti messinscene e alle sonorità stravaganti il piacere della sobrietà e della semplicità quasi rinnegate da beatmaker impazziti.

L'ultimo decennio ha costretto Kylie a una serie di succulente e complesse sfide: prima l'esperienza dolorosa del cancro al seno, fortunatamente risolta in un trionfo, e poi i tentativo di doppiare (e magari triplicare e quadruplicare) il boom di Fever e Can't Get You Out Of My Head, straordinariamente graditi al pubblico statunitense, per natura avvezzo all'esuberanza, al trash e agli eccessi e mal abituato a un simile tripudio di raffinatezza ed eleganza. Sfortunatamente la parentesi disco-diva del biennio 2001-02 non ha generato figliolanze commercialmente fruttuose, pur lasciando il passo a due perle, Body Language e X, di rara magnificenza e inconsueto bagliore, scrigni indubbiamente inscrivibili nel novero dei capolavori pop dei primissimi Duemila. Nel 2010 Aphrodite, omaggio alle grandi bellezze (materiali e immateriali) della Grecia classica, ha cercato - per la prima volta - di fondere l'indole frivolo-danzereccia (quella che dagli esordi di Loco-Motion e I Should Be So Lucky si è spinta, non senza soluzione di continuità, a Light Years e al già menzionato Fever) con la freschezza soft-elettronica, regina del periodo Deconstruction (Kylie Minogue e Impossible Princess), nonché del magnifico duo Body Language-X, mescolanza da pentagramma stellato che incassò risultati commerciali altalenanti persino nella friendly Gran Bretagna (i sudditi di sua Maestà snobbarono Get Outta My Way, Better Than Today e Put Your Hands Up, rispettivamente secondo, terzo e quarto estratto).

Giungiamo, allora, al novello Kiss Me Once, disco che non rappresenta né una rinascita/resurrezione né una svolta significativa, ma solo un capitolo, fresco di battesimo, di una invidiabile carriera. Undici tracce che generano una seconda ibridazione di sound: se l'amplesso fra discodance e elettroglam aveva dato alla luce Aphrodite, ora la famiglia si allarga con lo sposalizio (un po' "incestuoso") tra il "meticcio" Aphrodite e il suo predecessore X, multiproduzione a cavallo fra pop-rock, synthpop retrò, new wave, elettronica glamour e R&B stuzzicante. Da tale accoppiamento mendeliano nasce Kiss Me Once, disco pop purissimo & levissimo, ballabile quanto basta, modaiolo ma non troppo e nostalgico con pudore, con l'unico difetto di non essere abbastanza coraggioso e creativo per gli standard di X e Impossible Princess.

A tagliare il nastro della dodicesima fatica kyliana ci pensa Into The Blue, primo estratto in salsa synth-power pop, classico marchio di fabbrica Minogue incapace tuttavia di reggere il confronto con brani di apertura quali Slow, 2 Heart e All The Lovers, il quale anticipa la gradevolissima Million Miles, frappé elettrodisco fra Get Outta My Way e Put Your Hands Up (If You Feel Love). Con Sexy Love e Sexercize il folletto australiano si aggrappa a due sonorietà attualmente in voga, ovvero il vibe funky rock in salsa disco e la dubstep in stile Skrillex, con il risultato di produrre un caleidoscopio sonoro fra un mood estremamente frivolo e l'altro dark-sensuale. I Was Gonna Cancel, produzione dell'attuale Re Mida Pharrell Williams, è la prova provata di quanto il glamour synth retrò non sia da gettare nella naftalina dei ricordi perduti, glamour che flirta altresì con l'onirica Feels So Good e con il New Romanticism ottantino di If Only. Chiudono il tutto l'aggressività industrial di Les Sex, l'house 90s della stupenda Fine e l'incerto featuring con Enrique Iglesias Beautiful, ballata semi-instrumental al vocoder.

Kylie ritorna e non può che tornare assieme a lei quel carico di bellezza, sensualità, freschezza e spontaneità in grado di ammaliare persino i detrattori e i non addetti ai lavori del pop mainstream. Certo, non abbiamo il tripudio fashionista di X, il futurismo lounge di Body Language e nemmeno l'avanguardia di Impossible Princess, tuttavia non possiamo non gustarci un bel menù pop retrò glitterato, erede di una tradizione artistica che mai dovrà essere ripudiata dagli archivi della buona musica "da classifica". Che Dio ci conservi un vero e proprio monumento al buon gusto e alla buona musica.

Kylie Minogue, Kiss Me Once

Into The Blue - Million Miles - I Was Gonna Cancel - Sexy Love - Sexercize - Feels So Good - If Only - Les Sex - Kiss Me Once - Beautiful - Fine. 

 

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