I Kyuss, inventori dello "Stoner Rock" sono l'espressione delle frustrazioni e delle tensioni accumulate dalla gioventú nella solita e pluricitata (da me!) cittadina "Palm Desert", nascosta nel deserto della California meridionale.
Quello dei Kyuss è un massacro continuo, senza pietà: la cadenza tempestosa e irriducibile del batterista Brant Bjork, i reef d'acciaio rovente sprigionati da Josh Homme (QOTSA), le scosse atomiche del basso di Nick Oliveri(QOTSA), il canto vibrante e cannibalesco di John Garcia (Hermano), compongono uno degli agglomerati sonori piú potenti di sempre.
Per chi non lo sapesse tre quarti dei Kyuss erano le origini degli attuali Qotsa.
Blues For The Red Sun è il loro terzo lavoro, dopo l'introvabile "Sons of Kyuss" e "Wretch", ed è considerato uno dei capolavori dello stoner rock.
Fin dalle prime battute di "Thumb" l'ascoltatore si trova davanti ad un'esplosione di suoni "sordi", ipnotici, a tratti sgradevoli ma, allo stesso tempo impregnati di una carica che solo loro possono esprimere.
"Green Machine", "Molten Universe", "50 Million Year Trip", sono brani dotati di una forza d'implosione terrificante, con i loro crescendo tribali; da "Thong Song" a "Writhe", è come se si venisse catapultati in un oceano di lava incandescente con sottofondo di tetri boati e blues apocalittici.
Il resto dell'album è un frenetico susseguirsi di ballate psichedeliche che sfociano nel ritmo incalzante di "Mondo Generator", a mio avviso il pezzo più mostruoso dell'album.
In definitiva, un lavoro molto difficile da apprezzare e da ascoltare per chi non conosce il vero e ruvido Stoner, ma un capolavoro per chi, come me, ne apprezza la potenza.
P.S. Sconsigliato in particolari condizioni psicofisiche...
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