Ogni volta che ho la fortuna di guardare e ascoltare una Band anni ’90 mi capita una fatto stranissimo che mi fa concetrare pensare al tempo che passa,si, perché qui o Doc McBrown ci ha messo lo zampino con il suo continuum tempo spazio oppure il signor Copperfield sempre nei nostri anni ’90 ha innescato quella che io chiamo “La magia del tempo interrotto”.Sono le 20,30 e sul palco salgono gli Acid Muffin che scaldano bene il palco intrattenendo un pubblico scarno ancora intento a fumare nella saletta esterna,poi e’ il momento dei White Miles un duo come se ne vedono tanti negli ultimi tempi,suono forte e compulsivo ma niente di sorprendentemente originale, a loro discolpa la batteria eccessivamente alta che copriva le melodie della chitarra e della voce ad eccezione di qualche urlo,in sostanza promossi gli italiani! Sono le 22,entrano Donita Sparks, Suzi Gardner, Dee Plakas e Jennifer Finch ed il tempo si ferma,veniamo catapultati di almeno venticinque anni al movimento “Riot Grrrl!” al “Rock for Choice” e mi vengono in mente tutti i momenti passati davanti alla televisione a guardare VideoMusic aspettando un video dei Nirvana o dei Soundgarden o delle stesse L7 tra i tanti video pallosi di Band meteore che giravano a quei tempi,insomma se non fosse per qualche ruga in più’e un po di pancetta qua e la l’impatto delle quattro Riot Girls e’ eccezionale ed emozionante.Un bel suono livellato dalla loro Road Crew ci fa penetrare in brani come: Deathwish,Andres, Everglade, Monster, Scrap fino a chiudere il pre-bis con Shitlist. Ovviamente le ragazze,anche se dovrei dire signore perché’ tutte superano i cinquant’anni,tornano sul palco eseguendo le ultime tre song tra queste anche Pretend We’reDead.Il concerto finisce alle 23,30 e in quel esatto momento realizzo che non ho più’ i capelli folti e lunghi,non sono venuto al concerto in Autostop e non ho nella borsa il mio libro di Kerouac,tutte cose che avevo fino ad un momento prima.
M.B.
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