La Coscienza di Zeno è uno dei gruppi migliori del panorama progressive italiano. Devoto ad un sound sinfonico che fa tesoro della nobile tradizione del prog italico – Banco e Locanda delle Fate in primis - , il gruppo genovese ha in ogni caso un feeling moderno e non solo sterilmente calligrafico. Ciò non toglie che ci siano esempi di cosiddetti “falsi” fatti davvero bene e, in questo senso, mi viene in mente La Maschera di Cera. Ha alle spalle 3 ottimi dischi, in particolare il primo resta, a mio avviso, un vero masterpiece e conteneva davvero dei grandi brani. Il secondo “Sensitività”si manteneva su buoni livelli pur non raggiungendo i picchi del primo: il brano “Sensitività” resta, in ogni caso, un piccolo capolavoro. Il terzo lavoro “La notte anche di giorno” racchiudeva 2 lunghe suite e forse va considerato il loro disco più ambizioso: indubbio il valore della musica. Ora, dopo un pregevole live, esce il nuovo “Una vita migliore". Si tratta di un album sontuoso, dominato dale tastiere di Stefano Agnini e Luca Scherani. Per l’occasione fa il suo ingresso il nuovo chitarrista Gianluca Origone al posto di Davide Serpico mentre restano i fidi e bravi Gabriele Guid Colombi al basso e Andrea Orlando alla batteria. Alla voce troviamo sempre invece Alessio Calandriello. La prima traccia, la strumentale “Lobe iste calabu” è ariosa – e si divide fra momenti acustici, sinfonici e jazz - e mette in luce tutta la perizia tecnica de La Coscienza di Zeno. La successiva “Il posto delle fragole” è un altro grande brano “sinfonico”mentre “Danza ferma” si avventura in territori folk rinascimentali finora inediti. In ”Mordo la lingua”si mette in luce l’incisiva chitarra alla Santana di Gianluca Origone. Lo sforzo maggiore viene intrapreso nella lunga title-track di oltre 12 minuti. Notevole l’interplay fra i musicisti: le sonorità sono frastagliate e mescolano diversi generi sinfonico e jazz: è facile perdersi nel vortice creato dalla Coscienza di Zeno. A volte si ha come l’impressione che il gruppo voglia strafare. Chiude un altro strumentale ovvero il breve “Vico del Giglio”. Direi che la prima parte di “Una vita migliore” è stupenda mentre nella seconda si perde un po’di mordente. Non voglio essere frainteso: il disco è buono e piacerà agli amanti del genere ma forse non è la loro miglior prova. Sicuramente però è da ascoltare e ne conferma il talento.
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