Secondo album per La Crisi eccezionale band hardcore dell’ex Sottopressione Mayo. Rispetto all’omonimo disco precedente c’è un cambio completo della sessione ritmica (rimane al suo posto invece Dario il chitarrista nonché fratello di Mayo): via Diste e Paolino, rispettivamente basso e batteria, sostituiti da Lele e Moreno; il cambio, senza nulla togliere alla bravura dei nuovi arrivati, ha comportato una certa perdita dal punto di vista tecnico compensata da un suono decisamente più diretto e potente grazie soprattutto alla produzione del chitarrista dei Converge Kurt Ballou.

L’album risulta essere un azzeccato misto fra hardcore old e new school (forse con una lieve preponderanza del primo): furioso e tirato ma con ritmiche complesse e articolate, si potrebbe quasi parlare, giusto per darvi un’idea di cosa potete aspettarvi, di una versione “attualizzata” (passatemi il termine a dir poco terrificante) dei Sottopressione.
Fatto sta che i brani qui presenti (troppo difficile sceglierne qualcuno visto che sono tutti di altissimo livello) sono delle vere e proprie mazzate che hanno tutte le carte in regola per diventare dei classici dell’hardcore (e non solo di quello italiano), senza stare a farsi troppe inutili seghe mentali se si tratti di old o new school.

I testi sono un altro punto di forza dei La Crisi: mai banali sono intimisti, riflessivi e introspettivi a tal punto che potrebbero ricordare, pur senza raggiungere quei livelli di “cripticismo”, qualcosa degli Indigesti, di cui è ripresa “Senso di abitudine”. In tutto l’album si respira un’aria cupa, sofferente e pessimista sicuramente personale ma anche figlia di questi tempi: “cerchi un sorriso e nei miei occhi/trovi solo il pianto/sapessi almeno dove andare per ricominciare!” urla Mayo nella splendida “Né direzione né destinazione”.

E a proposito di Mayo che dire… quando urla nel microfono non ce n’è per nessuno, la sua voce riesce ad essere potente e pulita, ma nello stesso tempo ruvida e acida, è probabilmente uno dei migliori cantanti hardcore non solo a livello italiano.

Insomma i La Crisi hanno dimostrato di essere una realtà dell’hardcore internazionale e di poter risollevare (e non sono certo da soli in questo!) la storica bandiera dell’hardcore italiano (e affanculo la retorica).

"mesti, arriviamo alla fine del giorno

 già stanchi al pensiero che ci sarà domani

siamo tutti a pezzi, tutti a pezzi, tutti a pezzi..."

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