La produzione artistica dei La Crus ha un'evoluzione ben definita.
Si parte dall'esordio quasi totalmente acustico del primo album (omonimo) fino agli sviluppi elettronici degli ultimi tempi.
Sembra che l'ispirazione romantica e malinconica di Ermanno Giovanardi (ex Carnival of Fools) si fonda sempre più con i suoni moderni delle macchine di Cesare Malfatti (Dining Rooms).
Nei primi dischi il duo proponeva una canzone d'autore raffinata e genuina ma col tempo l'infatuazione per i suoni tecnologici sembra aver avuto il sopravvento.
Questa alchimia ha prodotto album di diverso spessore, non senza qualche caduta di stile, ma ritengo che "Dietro la curva del cuore" sia il disco più rappresentativo del gruppo. Non lo definisco il più bello, visto che sono particolarmente affezionato ai primi due, certamente però le diverse istanze musicali in questo lavoro si fondono e si equilibrano magistralmente.
La produzione, affidata a Manuel Agnelli, mescola con perizia l'analogico e il digitale, la poesia e il rumore, le chitarre acustiche ed i campionamenti.
In "Anche tu come me" fa la sua comparsa Carmen Consoli ma la sua partecipazione non lascia il segno, nonostante l'indiscutibile bellezza del pezzo.
Grande merito va alla scrittura, limpida, ispirata, mai banale e all'interpretazione di Giò, con una voce calda e suadente che ricorda da vicino Brel, Tenco e molti altri maestri della canzone d'autore, loro sì veri ospiti "fantasma" del disco.
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