Anno solare 1978, Klaus Dinger (ex-NEU!) insieme ai sui La Düsseldorf ritorna in studio per dare alla luce il seguito del loro (fantastico) primo LP omonimo. Il titolo sarà "Viva". Soltanto quattro lettere che però racchiudono l'essenza di queste sei tracce.

Qui la prima cosa che magari salta all'occhio è la durata dei brani che sono molto più corti rispetto alle abitudini di Dinger e del suo modo di fare musica (tranne la conclusiva "Cha Cha 2000"). Inoltre qui tutti i brani sembrano assomigliarsi un po, mischiandosi a volte e confluendo uno nell'altro quasi col rischio di auto palgiarsi. Ma questo è un rischio che corriamo noi. Si perchè ai quattro di Dusseldorf tutto ciò non interessa (o almeno così sembra): qui loro si divertono, qui loro si alzano dal suolo sfogando le proprie idee crative senza regole o limiti sonori.

Qui cambia tutto, pur rimanendo tutto uguale. Questa frase potrà risultare ai più banale e\o senza senso, ma se siete fan o almeno avete ascoltato attentamente "La Düsseldorf" oppure quando Dinger insieme a Rother creò la musica sotto la sigla dei NEU!, allora quest' impressione non l'avrete avuta di sicuro.

Ma direi prorpio che è giunta l'ora di premere il tasto Play:

Ecco le prime due tracce "Viva" e "White Overalls" che ci schiariscono le idee di com'è quest'album: due pezzi veloci, aggressivi sembrano quasi improvvisati con le voci che cantano e urlano come in una festa popolare.

La terza traccia è "Rheinita". Nettamente diversa dalle prime due, qui dal nulla (anzi dalle percussioni di Dinger) si alza una melodia celestiale fatta in stile La, ovvero col minimo degli sforzi: poche note di piano, poche spruzzate di synth, pochi effetti speciali e ci ritroviamo adagiati su una nuvola distaccati dal mondo esterno (invito tutti a trovare su Youtube il video live di questo brano in cui ci si può rendere conto della visione della musica che loro avevano).

E proprio mentre te ne stai li ad ascoltare questa melodia quasi liturgica manco il tempo di respirare e partono altre due piccole schegge sonore: sono "Vogel" e "Geld" che, proprio come le prime due traccie viaggiano in parallelo, risultando irresistibili.

Siamo arrivati quasi alla fine. La sensazione che abbiamo sulle labbra è quella di un disco sopra la sufficienza. Ed è proprio allora che ti accorgi che il "grande" ancora ha da venire: infatti l'ultima tracce è "Cha Cha 2000", una fanfara di quasi 20 minuti, in cui si danza verso il futuro con un ritmo incredibilmente orecchiabile ed ossessivo, dove manca una struttura ben composta e non sai cosa potrà succedere di lì a poco.

Ma tanto non succederà nulla proprio. Il disco finirà proprio come è iniziato.

Ti starai chiedendo come giudicarlo, se metterlo nella lista bianca o in quella nera o semplicemente nel tuo purgatorio. Poi guardi la copertina bianca con una scritta spray che dice "viva", fai un sorrisetto e ti rendi conto di aver assistito a qualcosa più che aver ascoltato un semplice disco. Ecco cosè la musica: divertimento.

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