Ok, avete già visto il voto che ho dato al disco. Molti come me lo considerano un vero e proprio capolavoro, altri lo schifano come la peste, i più sordidi individui lo accusano di scarsa originalità, ripetitività, zero innovazione...
La verità è una sola: sebbene al giorno d'oggi il power metal sia un genere quanto mai inflazionato, ciò non si poteva dire nel 1998 (quando Return To Heaven Denied veniva dato alle stampe). I ligurissimi Labyrinth, nella loro formazione più nota con Tiranti alla voce, Mat Stancioiu alla batteria e con un Olaf Thorsen ancora pienamente della partita, possono a pieno titolo considerarsi i padri fondatori del power metal all'italiana come lo intendiamo oggi (qualcuno sta dicendo Rhapsody? No, mi spiace, non vi sento!)
Questo gioiellino che dovrebbe figurare in ogni raccolta di dischi che si rispetti è una vera e propria collezione di perle, dalla song di apertura "Moonlight", col suo ritornellone tutto da cantare, a brani più melodici e sognanti come "The Night of Dreams" o "State of Grace", fino alle due ballate strappamutande "Heaven Denied" o "Falling Rain". Interessante anche l'episodio strumentale e molto elettronico intitolato "Feel".
Undici brani, un'ora di play e mai, dico assolutamente mai una caduta di tono, una melodia anche solo un po' storta o un riff un po' meno azzeccato degli altri. Songwriting da paura, esecuzione impeccabile con un'interpretazione davvero maiuscola da parte del mitico Rob Tyrant, vera e propria ugola d'oro di casa nostra... il tutto rasenta davvero la perfezione!
E ora, la domanda sorge spontanea: con una band così, capace di sfornare capolavori del genere e di mantenersi a livelli superlativi col passare degli anni, perché ostinarsi a cercare band all'estero? La vera miniera d'oro musicale sta in Italia!
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