https://open.spotify.com/album/0V6Otp0DIQcQ800ZztWkCj?si=U0J8oxA3RQW0GvcLRk8__g
Dopo un disco tra il post grunge, il punk e il post rock, Lacero si ripresenta con un nuovo lavoro in cui si lascia reminiscenze elettriche, armamentario da band rock e dà forma a un disco scarno, tutto chitarra e voce (a parte la stupenda ballata “Ti ho vista partire” in cui mette in campo un arrangiamento scintillante per quartetto d’archi, e nella claustrofobica “Un tempo indefinito”, dove una batteria in 4/4 e un piano minimalista duettano intorno a una voce quasi narrante). E la formula non è niente male. A parte la falsa partenza di “Ci siamo bruciati”, dove le parole sembrano “appiccicate” al flusso sonoro, Lacero (all’anagrafe milanese Terenzio Valenti) inanella una serie di ballate in cui dimostra di saperci fare nella nuova veste da cantautore solista che imbraccia la sua chitarra acustica con orgoglio. La chitarra viene impugnata con convinzione e regala ritmica accattivante in quasi tutti i brani (su tutti “Come se fosse successo”), ma viene anche usata per creare arpeggi sinuosi, giri tra folk e post grunge molto intriganti (in “Uno squarcio in gola”). Uniche concessioni a reminiscenze e influenze varie nella nirvaniana “”Quattro mani” e nel deliro finale di “Sorriso contratto”, un aperto tributo a Velvet Undeground in zona “Heroin”.
Carico i commenti... con calma