Anno 1997 D.C. Si tratta di tempi in cui al nome dei Lacrimas Profundere si poteva ancora accostare la parola band, e magari pure l'aggettivo onesta. Oggi come oggi, non me la sento di definire i tedeschi con questo termine; spudorato clone love metal sarebbe sicuramente più adatto e coerente allo stile progressivamente adottato dai nostri nel corso degli ultimi anni. "La naissance d'un rêve" (titolo che tradotto dal francese sarebbe esattamente "La nascita di un sogno") è la seconda pubblicazione ufficiale per la band, prima che la summa di tutta la loro carriera veda la luce, prima che i fan possano godere di quel "Memorandum" che (forse ancor più del disco in questione) trasuda passione, lirismo ed oscurità da ogni nota, traendo ispirazione da coloro che furono i mostri sacri del gothic/doom nella prima metà degli anni ?90: Anathema soprattutto, ma anche My Dying Bride.
Sin dall'opener il combo teutonico dischiude romantici scenari costruendo attorno alla decadente passionalità di strumenti classici quali violino e flauto granitici muri di chitarra di chiara matrice doom. La voce è svincolata da qualsiasi canone d'eccessiva legnosità: libera di librarsi con il suo profondo e mesto growl al di sopra dei magnetici vocalizzi soprano della violinista Anja Hötzendorfer (molto simili a quelli della divina Vibeke Stene dei Tristania), o sciolta nella parti recitate, fregiate da una sofferenza intima ed inesorabile, l'ugola del tenebroso Christopher Schimd riesce sempre ad emozionare. Le strutture dei Lacrimas Profundere sono piuttosto intricate in questo disco: si comincia con un tema che viene più volte ripreso nella lunga durata del brano, e mano a mano che si procede sono la disarmante bellezza del violino o del pianoforte, o la vellutata oscurità delle orchestrazioni ad avvolgerci in un vortice di magnetica malinconia, dalla quale fuggire è praticamente impossibile. Così come le onde del mare che lentamente s'infrangono contro gli scogli all'inizio di "A Fairy's Breath", anche l'ascoltatore, inerme, si troverà a scontrarsi con i suoi sentimenti più intensi e profondi, trasportato verso paesaggi autunnali, verso camposanti adorni di foglie morte dal tipico colore ingiallito, dall'elegiaco canto mortuario dei Lacrimas Profundere. La chitarra acustica introduce "Priamus", altro episodio debitore nei confronti delle band sopraccitate ma non per questo brutto; il pregio di cui la band era allora in possesso è proprio quello di far virare la propria ispirazione verso uno stile ben collaudato da altri, libera di ribadirne i fasti per qualche tempo ancora, come colpita da un inarrestabile afflato di malinconia nei confronti del passato (proprio in quegli anni le band primordiali della scena gothic/doom si stavano dirigendo verso lidi sonori più sperimentali). L'intento dei tedeschi appare allora apprezzabile, nonostante i capolavori dei maestri rimangano soltanto un modello da cui attingere, anziché rappresentare lo spunto per fare di meglio. In questo brano sono molto apprezzabili gli accenni folk e le sfuriate violinistiche di Anja, così come i passaggi soffusi creati dal flauto di Eva Stöger, la quale ricopre anche l'importantissimo ruolo di tastierista (è infatti un suo bellissimo solo al pianoforte a tratteggiare orizzonti di tristezza alla fine del brano, preceduto da un altrettanto memorabile duetto tra il suo strumento e la chitarra solista di Oliver Schmid, fratello del leader e co-fondatore della band).
"Lilenmeer" staglia nella mente immagini di un mare calmo e colorato dal riverbero violetto di un sole calante; il poeta Christopher narra malinconici versi in lingua madre alla vista di tanto splendore, accompagnato soltanto da un sottofondo d'orchestrazioni e dall'inflessione intima di una chitarra acustica. "The Gesture Of the Gist" si apre invece con dei suoni cosmici di tastiera, che ricorreranno ancora in chiusura del brano, piuttosto ancorato a tempi pacati ed atmosfere eteree, se si escludono la ripetuta esplosione di chitarra e pianoforte nel refrain (accompagnata da un growl asprissimo) ed il ponte melodic death (purtroppo non molto esaltato dalla produzione alquanto scarna che ha prediletto volumi troppo alti per la batteria a discapito del basso, autore di linee più che buone) che quasi ricorda i primi Dark Tranquillity. Il tutto sfocia in un lago di dolore nel quale violino e pianoforte regnano sovrani: "An Orchid For My Whitering Garden" è un istante di pura poesia, il trionfo d'elegiache visioni, scolpite nel duetto tra Anja (non più legata ai soliti registri lirici, ma autrice di un canto intimo e dalla bellezza disarmante) e Christopher (sempre memore della lezione del Vincent Cavanagh più disperato e funereo).
Nella seconda parte, anche le orchestrazioni richiedono la propria parte, ed allora sono le dita di Eva a tessere le trame sonore di un sofferente abbandono, a scagliare quella freccia che ripetutamente penetra il cuore fino a farlo sanguinare. Per non diventare troppo monotoni, i Lacrimas Profundere suggellano la propria performance ponendo in chiusura un brano atipico come "Enchanted And In Silent Beauty", il quale annoda gli stilemi delle tracce precedenti ad accelerazioni e parentesi più energiche e frizzanti, che protendono verso una modernità stilistica, ma sono purtroppo il funesto preambolo della carenza di passionalità nella quale incorreranno a partire dalla pubblicazione di "Burning: A wish", vero e proprio inizio di una brusca parabola discendente.
A dieci anni dall'uscita di questa buona prova, dispiace vedere un'altra eccellente band ridotta allo status di semplice comparsa delle platee gotiche mainstream, persa nel marasma di cliché creato dai vari Him, To/Die/For ed Entwine (e chi più ne ha più ne metta), un gruppo che ha preferito vedere ai propri concerti nutrite schiere di ragazzine urlanti infatuate dalla bellezza del cantante (le quali, si sa, garantiscono anche un maggiore tasso di visibilità rispetto alla silente ma sincera devozione dei doomsters) ad ascoltatori innamorati della loro innocente e bucolica poesia, incantati da un mondo di note sublimi, magistralmente ricreato da Oliver e compagni fino all'uscita di "Memorandum", ma poi brutalmente barattato a favore di un successo istantaneo, di melodie di facile assimilazione e di strizzate d'occhio alla becera scena love metal finlandese. Non sono forse un caso le dipartite di Eva ed Anja a seguito del cambio di rotta...
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