Esimio dott Sigmund Debaser

Le scrivo per un problema che da tempo mi attanaglia ma che ultimamente è peggiorato a tal punto da obbligarmi al lavaggio quotidiano dei peletti pubici. Mi vergogno un po' a parlarne con lei poichè, grande e grosso come sono, esternare i miei sentimenti risulta piuttosto complesso, in particolare modo se stiamo parlando di una fissa adolescenziale nata da eccessiva fascinazione per quella che chiamerei un'icona del rock, un feticcio esistenziale oltre che un pezzo di sorca della stramadonna.

Quando sono capitato, giorni fa, nel mirabolante situzzo dei Lacuna Coil (dei quali, peraltro, sono fiero possessore di tutti i dischi in formato mp3 scaricati da Vuze) l'ho fatto non tanto per l'ingordigia di una colazione da campioni e neppure perchè cercassi fiati, archi e banjo messi a casaccio in un disco grind; l'ho fatto soltanto perchè Cristina Scabbia (che nei miei sogni più bagnati si chiama Cristina Sbobba) mi fa davvero esplodere il perizomino di un liquido bianco che non le dico. Ecco... volevo confessarle che mi piace. Abbèstia. Era da troppo, troppo tempo, diciamo dal Sanremo della farfallina di Belen, che non mi veniva così duro per una tipa. Sto veramente cominciando a sbroccare. Il mio accanito perseverare in rete alla ricerca di sue nuove foto coi fuseaux gessati filo-spacca rasenta il feticismo più patologico, lo ammetto. Pensi che sono arrivato (ma non ne faccia voce con nessuno, la prego) a cambiare con l'Uniposca la parola ''coil'' in ''coit'' sulle copertine dei vinili nei negozi in centro.

Ma VENGOOOOOOO al punto. Ho scoperto che i nostri fantastici metal-gothic-pop-rockers apocalittici, dopo gli scazzi con il tizio alla seconda voce che ha preteso ed ottenuto il raddoppio dei croccantini giornalieri oltre che un bagnetto col sapone in più al mese, ci hanno regalato il loro sesto gioiello sonoro. Finalmente, eccheccazzo! Che ormai il cd masterizzato di ''Shallow Life'' cominciava a saltare anche nello stereo di casa ed era irrimediabilmente ingiallito dagli ettolitri di luppolo che ha sostenuto in questi anni! Vede, dottore, voglio essere sincero con lei. Ciò che mi inquieta e, ancor di più, mi intristisce è il fatto che, dopo diverse settimane dall'uscita, nessun recensore del suo stimabile roster si sia preso la grazia di parlarne.

Mi son sempre chiesto come mai i Lacuna Coil, qui nel Belpaese, nessuno se li sia mai cagati di striscio. Non riesco proprio a capacitarmi della crudele insensibilità popolare che ha costretto Cristina e il suo bel faccino ad emigrare oltreoceano, così, giusto per esibirsi in modo più degno e soddisfacente dietro l'asta del microfono (e non solo del microfono) mentre qui da noi sono rimasti gentaglia zozzona ed adulatrice di Belzebù come i Necrodeath e i Sadist o quei depressi cronici di staminkiuzza dei Novembre, rumoristi del cazzo come gli Ephel Duath e (peggio ancora) gli Zu, per non parlare poi di tutta la schiera progressista sborona dei settanta che per ogni pezzo dovevano piazzarci per forza dieci minuti in più altrimenti non raggiungevano l'orgasmo con la moglie il venerdì sera dopo la cenetta a base di polenta e merluzzo.

Ma diamine! Come se ora ci stessimo dimenticando della (ennesima) dimostranza di magnifiche sorti progressive e di beltade musicale di questo ''Dark Adrenaline'', dell'anima indipendente ed anticonformista di ''Trip the Darkness'' e ''Kill the Light'', canzoni senza nemmeno uno straccio di promozione e passaggi in radio; oppure dei contagiosi testi, ricchi di termini ficcanti (lies-dark-shame-light-hate in primis, in aggiunta ad un'invidiabile serie di can't e don't che nemmeno i Linea 77 di Numb) perfetti da twittare in palestra mentre si fa pilates; di Don Gilmore in cabina di regia e dell'acredine verso i poteri forti dei vari refrain (''Hold me/Teach me/Tell me what to do/But i'm not looking for a guide''-''I can't deny/Don't ask me why/I feel the pressure everywhere/It starts inside/It rocks in pain/It knocks me down/Am i insane?''). Come se ci stessimo dimenticando, soprattutto, dell'angelico gargarozzo della Cri, della sua presenza scenica e della sensualità sprigionata dal vivo (roba che a confronto anche una Anneke tirata a lucido pare Loredana Bertè vestita da clown che vende il pesce per i rioni di Pozzuoli), dei suoi pantaloncini gessati a favore di deretano (Amy Lee sei una chiattona, ritirati!) o della sua conoscenza musicale a 360° che l'ha portata a scrivere articoletti per quei parrucconi di Revolver quando qui da noi poteva diventare a mani basse almeno caporedattrice di Ondarock. E cosa dire poi della sbalorditiva cover ''Losing My Religion'' dei R.E.M.? Da rimanere senza fiatella.

Insomma, dottore, si rende conto? Le pare giusto che questa figa ehmm...fuga di cervelli tutta italiana abbia colpito anche lei? Non crede che Cristina adesso sia matura per far ritorno nella sua terra d'origine, ad occupare il posto che le spetta accanto a mostri sacri come Flavia Vento e Francesca Cipriani? E soprattutto: perchè vale sempre il detto ''Nemo profeta in patria'' quando io a latino avevo 4 e non ho mai capito cosa cazzo volesse dire?

No perchè, immerso tra gli adepti dell'universo medallino, io sono cresciuto con tre dogmi cardinali:

1) Andare ai concerti brutal death ed esclamare "Ma la sorca dov'è?"

2) Diffidare sempre dai poser

3) Saper utilizzare al meglio l'esofago per ruttare fortissimo

e ora queste certezze si stanno pian piano diradando come la chioma di Marco Coti Pelati dopo anni di treccine selvagge.

Mi aiuti a capire, dottore, perchè altrimenti faccio un casino!

Clinicamente suo

Declino

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