Eravamo quasi alla fine della storia del vinile, prima del ritorno in grande spolvero di questi anni. I dischi erano talmente sottili che quando li spazzolavi tendevano a piegarsi. Siamo a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Dal 21 al 25 febbraio del 1989 va in scena la XXXIX edizione del Festival di Sanremo, quello condotto dai figli dei vip. Uno strazio. Ma ho sempre amato immergermi per una settimana nel nazionalpopolare. Una edizione con tante storie che si incrociano. Anna Oxa e Fausto Leali si aggiudicano la vittoria con "Ti lascerò", una canzone da Radio Italia Evergreen. In gara ci sono Jovanotti con "Vasco", Francesco Salvi con "Esatto", Mia Martini con "Almeno tu nell’universo", Enzo Jannacci con "Se me lo dicevi prima". Ultimo arriva Sergio Caputo con "Rifarsi una vita". Visto oggi un cast mica male.
Poi c’erano la Sezione emergenti e la Sezione Nuovi. Anche qua un bel po’ di carne al fuoco Paola Turci vince gli Emergenti con "Bambini", ultima arriva la Steve Roger Band. I Nuovi vengono vinti da Mietta con "Canzoni". In gara c’è anche un gruppo che mi fa alzare il sopracciglio quando appare sul palco e io sonnecchio, è tarda notte. Vengono quasi tutti da Carpi, provincia di Modena, quella citata dai CCCP in "Emilia paranoica". Ma loro fanno blues. Prendono il nome da un film storico del neorealismo italiano, si chiamano Ladri di Biciclette. Sono in tanti sul palco, con tanto di sezione fiati, e cantano l’omonima canzone una sorta di talking blues agiografico che racconta la storia della band con un ritornello tormentone (o scovolino come si dice oggi) che si appiccica subito alle orecchie.
Vengono segati. Ma da buon curioso nei giorni che seguono recupero il vinile, omonimo. Una copertina assurda, dove le bici ci sono ma non si vedono e la band è sospesa nell'aria in una curiosa foto in bianco e nero, e una manciata di canzoni che segneranno l’estate spensierata che traghetta l’Italia agli anni ’90, giusto 12 mesi prima delle "Notti magiche" di Bennato e della Nannini. Nei pezzi si sentono tutte le influenze del blues visto da un italiano. Quindi i Blues Brothers, Buscaglione, Carosone. Hanno un contratto con la EMI, per questo sono sbarcati a Sanremo.
Eliminati la prima sera ma la EMI ci aveva visto giusto visto che il disco vende la bellezza di 150 mila copie, si becca un Disco d’oro e pure un Telegatto nella categoria Gruppo rivelazione. Quell’estate infatti ballammo tutti sulle note swingate e sui testi surreali di "Dr. Jazz & Mr. Funk", secondo singolo spacca radio e accalappia premi al Festivalbar, manifestazione che vinsero l’anno dopo con il singolo tormentone "Sotto questo sole", scritto ed eseguito in compagnia di Francesco Baccini (un altro che ogni tanto flirta con lo swing, vedi il recente disco fatto con Sergio Caputo).
Il disco durava una mezz’oretta e non aveva di fatto un filler. Oltre ai due singoli citati in radio girarono anche parecchio le funkeggianti "Givin up" e "Un uomo di colore". Niente male anche "Un buco in fronte", con un testo per nulla facile, visto che racconta di un femminicidio (oggi probabilmente verrebbe messo all’indice). Chiudevano la rosa dei pezzi la trainante "Buttati via", la bella ballata "Heylà come va" e il pezzo forse più debole "Bar biliardo sala da the". Una storia durata poco più di un anno visto che nel 1991 il loro secondo disco Figli di un do minore nonostante la collaborazione con Vasco Rossi, che avevano seguito anche in tour, non bisso il successo. Alla fine del 1991 Paolo Belli si mette in proprio per una carriera tra alti e bassi (e tanta tv) e il gruppo con un terzo anonimo disco dal tutolo Tre. Ma la meteora di fine anni ’80 è belle che passata. Sono anni di altre sonorità e altre proposte. Riascoltato oggi Ladri di biciclette rimane un disco divertente, fresco e senza pretese che fa passare una mezz’ora leggera di swing all’Italiana.
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