Riassunto delle puntate precedenti. Nel 2011 Lady Gaga, reduce dalla coda (estremamente) lunga di successi mietuti durante il periodo The Fame e The Fame Monster e coronati nella glitterata cornice del Monster Ball Tour, tenta di sfoderare la terza carta vincente puntando su Born This Way, lavoro senza soluzione di continuità dal predecessore che frulla assieme ai già collaudati demoni della fama e "sex monsters" un mood dark fra il rockettaro, il volutamente pop-blasfemo e la fragilità recondita di una star seduta sul trono del musicbiz. Il primo singolo omonimo suona, a detta di intenditori e amateur, un po' troppo simile alla madonnesca Express Yourself, inno friendly del 1989: esplode, roboante, l'urlo al plagio e alla consapevole ruberia che purtroppo comprometterà, seppur non totalmente, la resa ideologia e di "concept" del disco, mal "sfruttato" se si pensa all'imponente teatralità dell'era Monster. Pochi mesi dopo lo sfortunato quinto singolo Marry The Night, miss Germanotta si imbarca sul Born This Way Ball Tour, un collage di tutto un po' dell'ultima offerta made in Gaga che si scontra con il MDNA Tour di sua Maestà Madonna e viene interrotto a inizio 2013 per una seria operazione chirurgica agli arti inferiori. Chiuso malandrinamente il carrozzone di Born This Way, inizia intanto a sorgere l'alba del successivo Artpop, rimandato a più riprese sino all'annuncio bomba nella calda estate: il pacchetto promozionale avrebbe incluso il lancio di Applause, lead single, e dunque di Artpop medesimo in formato fisico, digitale e sotto forma di applicazione multimediale confezionata dal team Haus of Gaga, quest'ultima con l'arduo compito di porsi ai livelli del primo disco-app, Biophilia di Bjork.

Artpop traccia, spavaldo, un nuovo sentiero per la neo camaleontessa del pop. Gettati a mare i galeoni oscuri, tenebrosi, mostruosi, sacrilego-blasfemi, bollenti e spiritistico-malefici della rotta The Fame Monster-Born This Way, Lady Gaga saltella all'indietro alle origini di The Fame, all'arcobaleno incantevolmente pop dell'esordio, privo dei crocifissi ingoiati dei vari Alejandro, delle spericolate corse in moto nella Gerusalemme biker-friendly di Judas e pure del simbolismo liberal. Incensata dei crismi e degli incensi profumati delle hit parade, Stefani guarda avida e famelica all'Arte e forgia, a mo' di demiurgo, il Suo "Art Pop", per il quale sarebbe riduttivo pensare al blando scambio dei vocaboli "pop" e "art" dalla più celebre epopea wahroliana. Il coraggio, la spavalderia, forse anche l'arroganza e il "fortissimamente volli" di scuotere ancora una volta l'arena felina del m-biz, non mancano all'apprendista Venere, e non importa se quest'ultima, in una divertente e buffa lezione di storia dell'arte, mescola in una strana ratatouille teorica Sandro Botticelli, il Rinascimento italiano e il genio della Grecia ClassicaMy Art Pop could mean anything, tuona la Signora nella title-track, e noi tutti dovremo chetarci sino alla resa dei conti del suo credo pittorico-musicale-scultoreo-marmoreo. 

Attrarre con un magnete Arte e Pop, inteso come universo dei simboli e delle "cose" riconosciute e usate dallo strato sociale "medio", è un tentativo che da Warhol in avanti molti hanno tentato di praticare e nel solo settore sonoro possiamo enumerare una valanga di forgiatori, dai Pet Shop Boys a Grace Jones, passando per Elton John, Michael Jackson, Queen, Bjork, Goldfrapp, Annie Lennox, Madonna e company (senza dimenticarci il bistrattato dalle classifiche, l'underground dei florilegi nascosti). Eppure Lady Gaga, mettendo per un solo secondo sdegno, preconcetti, stereotipi malamente confezionati e sterile nostalgia del passato, le maniche se le tira su abbondantemente, offrendo un bagaglio di pezzi molto più che dignitosi e sufficienti, un vero e proprio scrigno di perle POP gustabili in un ristorante "musicale" stellato e non al McDonald della faciloneria. Artpop, pur divorziando dalla severità di Born This Way, ne mantiene il calderone elettronico-synth, sciorinato in un variegato menù di sottogeneri, approfondendolo con nuove proposte e ultimi "accorgimenti". Eccovi, allora, il succo spremuto in giornata di Artpop: un caleidoscopio, una cartina tornasole del "pop" sbarazzino, frivolo, danzereccio, menefreghista, disimpegnato ma non troppo, festaiolo e "operaio", glitter e "sozzo", friendly e gangsta, un po' rimandato in storia dell'arte, ma con un potenziale notevole e una magica capacità di attrazione.

Si parte con Aura ed è già guerra all'ultimo synth. Originariamente battezzato Burqa e inserito nella colonna sonora di Machete Kills, il brano marita sound orientaleggianti con una possente valanga techno prima di lasciare spazio agli Ottanta in scatola del robotico Venus, indubbio omaggio all'omonimo collega made in Bananarama e a Sexx Dreams, una sciccosa pioggia elettronica che oso paragonare a Easy Lady di Ivana Spagna. Con Do What U Want (in coppia con R. Kelly) e Jewels n' Drugs Gaga si ferma all'autogrill hip hop-urban, distanziandosi dalla pista da ballo. Inutile dire che tale fermata è solo momentanea: Swine, la nuova Scheisse, crolla in un assordante ed eccitante complesso electro-trance, mentre Manicure si innesta in un curioso idillio funky rock dinamico. Con Donatella Gaga passa in rassegna il territorio delle passerelle della sua amica Versace, regalandole un gioiellino elettropop "fashionista" a metà tra la presa in giro e l'idolatria. Chiudono il disco la ballata pepatina Gypsy, il delirio trance di Mary Jane Holland (inno alla marijuana), la disperata nenia Dope e il singolo di lancio "sbagliato" Applause.

Odiata, amata, crocifissa sull'altare del pop e adorata dai suoi Little Monster prostrati al suo cospetto, Lady Gaga sveste i panni della maitresse pseudo rockettara che suona le campane dell'Apocalisse e indossa solo un tris di conchiglie da Sirenetta contemporaneamente per coprire le parti intime e diffondere il credo del "pop artistico". Montata di testa, clown delle classifiche oppure genio del mainstream e novella Madonna postmoderna. A voi l'ardua sentenza,

Lady Gaga, Artpop

Aura - Venus - G.U.Y. - Sexxx Dreams - Jewels n' Drugs - Manicure - Do What U Want - Artpop - Swine - Donatella - Fashion! - Mary Jane Holland - Dope - Gypsy - Applause

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