Lady Gaga ha avuto l'idea, molto furba in apparenza, di rimettere in vendita il proprio disco di esordio The Fame, aggiungendovi un succulento disco bonus. Non si tratta di una semplice riedizione, quindi, ma di una nuova infarcitura di un'opera prima già di per sé piuttosto valida. Sorvoliamo sulla descrizione del vecchio album, precisando soltanto che la tracklist è stata rivista e leggermente modificata. Per quanto riguarda le bonus tracks, a parte Disco Heaven, un delizioso mix di stereotipi disco anni '70, fa la sua comparsa la bizzarra Retro Dance Freak. Peccato che non sia stata inserita Again and Again, toccante ballata contenuta nell'edizione americana.
Passando al cd bonus, chiamato perlappunto The Fame Monster, notiamo la presenza di ben 8 brani, quasi un nuovo album contando la laconicità creativa di molti artisti odierni. Qui Lady Gaga ripropone la formula con cui è diventata famosa, ovvero un pop pesantemente venato di elettronica, con qualche spruzzata di r&b di tanto in tanto, e molto revival anni 70/80. Gli stili musicali che padroneggia sono molti e variegati, così come duttile è la sua voce. Anche i testi risultano sempre volutamente frivoli ma scritti con intelligenza e arguzia.
Il mini album si apre con il singolo di lancio Bad Romance, pubblicizzato da un ottimo videoclip. Una canzone decisamente dance, ideale per un club, e a suo modo toccante e malinconica, se facciamo attenzione al testo. La seguente Alejandro sembra raccogliere i più triti stereotipi riguardanti lo spirito mediterraneo, come se Lady Gaga avesse versato in un frullatore La Isla Bonita di Madonna, Dov'è l'Amore di Cher e un po' di sound da discoteca di Ibiza. Il risultato è comunque godibile. Dopo un'altro brano dance e particolarmente influenzato dagli anni 80, Monster, la cui intro richiama Sorry di Madonna, ecco fare capolino una ballata pop/rock, Speechless, in cui Lady Gaga sfoggia una voce sporca e sgraziata, tanto per ricordarci che è in grado di fare a meno dei sintetizzatori quando vuole.
Dance in the Dark è invece una canzone che propone un connubio fra dance anni 80 e house anni 90. Un brano arioso e sorretto da un beat meno martellante rispetto al resto dell'album Si prosegue con Telephone, duetto con Beyoncé e canzone gemella della più asettica e meno riuscita Phone Call della cantante afroamericana. Un vero e proprio delirio elettronico accompagnato da una melodia velocissima e sincopata. So Happy I Could Die, similmente alla title track, ricorda sonorità tipiche di Madonna e le sue avventure in ambito dance. L'album si conclude infine con Teeth, intrigante canzone r&b impreziosita da arrangiamenti per niente patinati come molto r&b contemporaneo, ma anzi sporchi e retro.
Vorrei spendere qualche parola anche per quanto riguarda la confezione. La copertina e il retro sono completamente in bianco e nero, e ci mostrano un'inedita immagine di Lady Gaga, più sobria, forse, ma anche più sofisticata. Per chi però preferiva la copertina dell'album originale, può comodamente capovolgere il libretto.
Per concludere, possiamo dire che Lady Gaga si è affidata alla formula che ne ha decretato il successo, sottolineando ancora una volta la sua versatilità in ambito pop e non solo. Si tratta tuttavia di una formula che, per quanto elaborata, rimane pur sempre frivola e artefatta e che alla lunga potrebbe stancare. Per fortuna questa cantante sembra dotata di abbastanza creatività e voglia di osare per cambiare direzione ed evolversi in qualcosa di nuovo.
Carico i commenti... con calma