Ok, devo dire la verità, una volta constatato il successo scatenato da questo curioso personaggio, Lady GaGa, stilosetta ventiduenne ItaloAmericana, i primi posti su Billboard, le programmazioni su MTV, la collaborazione con l'ultracommerciale Akon, il look di facciata 80's con tanto di parrucca, le decine di forumfree a cura di ragazzine ti-erre-ellose che sono cominciati a spuntare come funghi sul web, le discutibili press photo e quant'altro mi sono detto: "ecco qui l'ennesima figa costruita su misura che da via il culo pur di stampare l'ennesimo discaccio e passare su quella spazzatura chiamata MTV."

I presupposti in realtà oltre quelli già elencati c'erano tutti e non facevano che confermare quanto mi ero pronosticato: si dichiara bisex (aridaje, come la pessima collega Katy Perry e altre meteorine del musicbiz di cui ho francamente perso conto e tracce, curioso questo volersi presentare per forza come alternative o anticonformiste!), la scelta del curioso nome ispirato alla nota canzone dei Queen (ho subito pensato ad un abile mossa commerciale e paraculo), a questo si aggiunge un debut-single tormentone ("Just Dance") sì carino, sì ben fatto, ma dannatamente costruita a tavolino, spudoratamente clonato dal trend Americano del momento, ossia produzioni uptempo a metà strada tra urban e soft dance, sulla falsariga di Rihanna, Ne-Yo e via dicendo, senza contare il testo non proprio intelligente su cui si incentrava "Just Dance" (una ragazza che se la spassa in un club ubriacandosi fino a non ricordare il nome del locale in cui si trova.)

Non è finita qui: aggiungiamo all'improbabile lista anche la label che edita il disco (InterscopeRecord), che  dopo un glorioso passato, ad oggi tra gli artisti sottocontratto "vanta" gente "del calibro" di The Pussycat Dolls, NERD, Marylin Manson, Gwen Stefani; inoltre Lady Gaga inizia la carriera proprio come autrice di alcuni testi per le già citate PCD e udite udite... Britney Spears. Insomma, sono spesso e volentieri tentennante verso questa tipologia di prodotti stracommerciali, ma daltronde bisogna comprendermi, con queste premesse cosa potevo aspettarmi?! 

Invece con "The Fame" mi sono dovuto ricredere, ho riscontrato una piacevolissima sorpresa! L'album (prodotto da RedOne e Rob Fusari) è uno squisito surrogato di raffinate sonorità Pop, Dance, Urban, Disco, Elettronica con innumerevoli contaminazioni Eighties.

I punti di forza del platter sono senza dubbio i fortissimi e altamente radiofonici ritornelli (minimo il 70% dei brani sono potenziali smash-hit, i primi due singoli estratti stanno già sostenendo la mia impressione), e la fresca giovanile voce sexy e stuzzicante di Stefania Gabriella Germanotta (è questo il vero nome di Lady GaGa), da non confondere con altre stelline coetanee largamente più scadenti (è facile pensare a fenomeni da baraccone quali Hilary Duff e Miley Cyrus). A completare questo quadretto ci pensano le produzioni, seducenti sonorità di classe che strizzano l'occhio ora agli anni 80's , ora all'R&B del momento, ora alla dance più ballabile. Ben fatte e sempre in primo piano le parti ritmiche, funzionanti e catturanti, mai troppo spinte come vogliono i dettami della perfetta produzione-hit odierna (Timbaland, Neptunes, Will.I.Am per citare alcuni dei nomi più in voga.)

"The Fame" si apre con la Hit di questa estate "Just Dance", singolo di debutto che vede la collaborazione di Colby O'Donis e Akon, presente con i suoi backing vocals. Andato fortissimo in USA e discretamente anche da noi si impone già dall'ìnizio come il brano di punta di questa creazione. Lo stile è quello che ritroveremo in gran parte dell'album, un gradevole electro-pop-dance composto da linee di basso elettroniche, beat in 4/4, arpeggi sintetizzati, abuso di coretti, ottimi bridge che sfociano in un ballabilissimo ritornello (non è un caso se il pezzo si è imposto anche nei club), e non ultimo un efficiente ritornello che non si toglie più dalla testa.

Con "Lovegame" i BPM calano, il ritmo diventa Nu-Hip-Hop" (consentitemi il termine), le sonorità elettroniche non ci lasciano, ma adesso fanno capolinea percussioni e bridge orientaleggianti che tanto sembrano andare nelle produzioni attuali. "Paparazzi" è uno dei picchi maggiori dell'album, qui l'elettronica è presente più che mai, il beat è validissimo, vero punto di forza del brano, il ritornello adorabile, linee di basso electro e pad vintage-oriented immancabili, sicuramente singolo e possibile hit dei mesi che verranno.

Via di 3000 Hz Lady GaGa al telefono ci anticipa il ritornello della traccia "Beautiful,Dirty,Rich", elegantissima upbeat dai toni Funky. Affascinante. "Eh Eh" è un brano solare, festoso e spensierato che spezza un po il mood vintage sin qui riscontrato, largamente caraibica risulta un interessante miscuglio che unisce i classici elementi esotici a moderni tappeti sintetizzati avanguardisti. Proseguendo si incontra "Poker Face", l'esatta fotocopia di "Just Dance", scelto come secondo singolo si distingue dalla sua collega solamente per la linea vocale più maliziosa e provocante e per il pulsante giro di basso che ne fa un altro pezzo molto adatto ai club. Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda la titletrack "The Fame" e "Money Honey", la prima riprende gli elementi funky lasciati con "Beautiful Dirty Rich" tuttavia si presenta già da subito come il pezzo più debole del prodotto, la seconda è il brano più dance di "The Fame" che fa leva sull'ennesimo ritornello strafunzionante e su atmosfere sempre più vintage.

Sì, ci avvia ad un lavoro del tutto differente da quanto ascoltato fino ad ora, abbandonate le influenze dance ed electro ecco la cadenzata "Again Again", sembra ricalcare in toto le vecchie produzioni popblues incontrate in "Stripped" di  Christina Aguilera, ma con il solito tocco di classe che contraddistingue la totalità di questo album. Pianoforte e batteria (per la prima volta drum reale) legano ottimamente con una produzione dove è la finezza a prevalere, nel complesso suona molto 50's, Stefania da inoltre dimostrazione di discrete qualità vocali, si spoglia per un attimo dai panni di "iosonostilosaiosonoretrò" e fornisce un approccio più maturo ed impegnato al microfono.

La dancereccia "Boys Boys Boys" è il pezzo migliore dell'album, un refrain fortemente 80's, deliziosi coretti e un beat tirato ne fanno una valida produzione che con ogni probabilità non tarderà ad uscire prossimamente come singolo. "Brown Eyes" è l'unica ballata del disco, scadente ed assolutamente anonima, ma viene ripagata dall'ultima traccia "Summerboy", altro brano di spicco dove ritroveremo tutte le influenze base di "The Fame": i suoni elettronici, le drum urban, le chitarrine funky, le atmosfere di classe, gli accompagnamenti sintetizzati, i caldi bassi elettronici, il ritornello catturante, tutto vivo su questa chiusura, quasi a farne un riassunto dell'album.

"The Fame" acquistato con diffidenza, lo sto ascoltando continuamente e nella sua semplicità me lo sto ritrovando come uno degli album che più ho apprezzato in questo 2008. E' la dimostrazione che anche nell'affollato panorama pop mainstream americano sempre più colmo di scadenti prodotti per spot di telefonini, e meteore da un singolo e via, vi si puo trovare qualcosa di interessante, e Lady GaGa ne è la dimostrazione, una ragazzina che si accinge (e in parte ci è già riuscita) a prendere il trono di artista pop. Sul valore di tale appellativo ci sarebbe molto da discutere, ma - restando in ambito pop - considerando che è un genere che snobbo spesso e volentieri, sinceramente non sentivo qualcosa di talmente piacevole e degno di nota dai tempi degli Oasis, Hooverphonic, Lighthouse Family.

Nell'epoca in cui nel panorama pop attuale Madonna ti raccomanda l'inutile Katy Perry, mille band pseudo indie pseudo brit pop provano (e puntualmente falliscono) a surclassare le gesta dei fratelli Gallagher, nell'epoca in cui spuntano decine di ragazzotte che si presentano retrò, vintage, intellettualoidi (qualche nome Adele, Amy Winehouse, Lilly Allen) salvo poi apparire ridicole e tutte uguali, nell'epoca in cui si ricorre a penosi reality show per lanciare nuove improbabili cantanti (o meglio dire prodotti confezionati, è il caso delle costruitissime e scadenti Leona Lewis, Giusy Ferreri) ecco spuntare finalmente un prodotto fresco e nuovo. "The Fame" è compatto e steso benissimo, scorre facilmente, la selezione non ha pecche, sebbene vi siano due episodi anonimi (ma comunque accettabili e digeribili) questo è un album dove difficilmente troverete le classiche tracce da riempimento (che completano un album fatto di due singoloni), qui tutti i pezzi sono potenziali hit. Certo, non è proprio un prodotto pop, ma un misto di svariate influenze, un nuovo modo di porsi nel pop, che pur essendo stato in parte ripreso dalle produzioni citate inizialmente, presenta nuovi elementi che gli artisti più commerciali e costruiti non stanno tardando a riprendere per cavalcare l'onda.

L'impressione finale è che Lady GaGa come personaggio in se lascia molto a desiderare, quell'aria fashion e strafottente difficilmente la mando giù, mi sembra una pura trovata commerciale quella del look, ma dal lato musicale mi ritrovo di fronte ad una buona cantante, con un timbro caldo e raffinatissimo, che forse pecca per i testi troppo banali e scontati, ma non cambia la mia opinione, questo album merita, lei anche. Sicuramente va in contro ad una discreta carriera, continueremo a sentirne parlare, sempre che non si venda e che la smetta di puntare cosi spudoratamente all'immagine.

Dai, forse finalmente potremo liberarci di Madonna.

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