Ma sul serio questo è un album dei Laibach? Ne sei sicuro? Non ci credo... sono proprio loro? Mah...(perplessità).

Eppure è la verità, quest'album del 1992, "Kapital", é veramente un album dei Laibach anche se dentro c'è davvero poco dell'inconfondibile sound del gruppo.

Che fine hanno fatto le percussioni marziali e le schiere di timpani e ottoni incazzati che scandivano le loro sferraglianti marce wagneriane? Dov'è finita la potente voce da tenore di Milan Fras? Dove sono i suoi rabbiosi proclami autonomisti e le sue invettive contro il regime centralista di Belgrado? Dove sono sparite le arie classicheggianti e le stralunate cover che prendevano per i fondelli i gruppi dello star - system rochettaro?

In questo album non c'è niente di tutto questo, c'è solo musica techno-house sofisticata e ballabile, pronta per essere suonata nelle discoteche più trendy di Lubiana.

Ma cosa è successo ai Laibach? Perchè sono cambiati così?

Per capirlo bisogna tornare indietro di un anno.

Nel 1991, mentre i Laibach sono praticamente esiliati all'estero in quanto i loro concerti sono considerati "non graditi" dal governo, scoppia l'inevitabile guerra all'interno della Jugoslavia. All'inizio del conflitto la Slovenia, approfittando degli scontri tra Serbia e Croazia, dichiara unilateralmente il suo distacco territoriale e politico dalla federazione slava. Il tempismo è perfetto e l'operazione riesce senza colpo ferire. Le nazioni europee, nonostante le proteste dei nazionalisti serbi, riconoscono subito lo Stato appena nato e quindi il 25 giugno la Slovenia può festeggiare ufficialmente la propria indipendenza. E' l'inizio della crisi del governo centralsita di Belgrado e del disgregamento della Jugoslavia.

Per i Laibach cambia tutto: vengono richiamati immediatamente in patria e diventano uno dei simboli della nuova nazione, acclamati e osannati dappertutto.

Tutto questo però ha un prezzo molto alto: la Slovenia adesso è una giovane nazione indipendente, c'è tanto da fare, bisogna pensare al futuro e non al passato. Anche i Laibach capiscono che bisogna chiudere con il passato: è necessario dimenticare i proclami e le invettive, le pose e gli atteggiamenti di sfida, la rabbia e il livore verso un nemico che non esiste più. E' tempo di chiudere in soffitta tutti gli orpelli pseudo - para - nazistoidi prima che da grotteschi e provovcatori diventino ridicoli e patetici. La lunga fase artistica legata alla politica è ormai finita, i Laibach "militanti" hanno eseguito il loro compito e ora devono cambiare completamente pelle oppure sciogliersi.

Scelgono la prima ipotesi ed è comprensibile: piuttosto che sparire è meglio cambiare. Ma c'è modo e modo di farlo e i Laibach scelgono quello più facile e commerciale. Il risultato è appunto quest'album, anonimo e banale fin dalla copertina. Intendiamoci, "Kapital" non è un disco pessimo, nei suoi solchi si sentono qua e là sprazzi di originalità e fantasia, certi brani sono interessanti e piacevoli e reggono il confronto con i pezzi techno-ambient allucinati dei primi album, ma molte canzoni, troppe, sono prive di nerbo e di spessore e scivolano via velocemente senza lasciare nè traccia nè memoria. Perfette da ascoltare in macchina in mezzo al traffico.

Lo stesso succede per i testi. E' inutile e anche un po' ipocrita inveire contro il capitale e le sue contraddizioni quando quest'album è stato concepito chiaramente per fare cassetta. Sembra quasi un prodotto progettato a tavolino, raffinato e di tendenza, ma senza un briciolo di cuore e di passione.

Detto questo chi si fa ancora le pippe quando ascolta il rombo dei timpani e degli ottoni, chi raggiunge l'orgasmo quando sente il ruggito di Milan Fras, è meglio se gira alla larga da questo album.

Due palle e mezza, ma mezza in meno perchè mi incazzo se penso ai dischi precedenti e al ricordo dei bei tempi passati.

P.S.: purtroppo, dopo quest'album, i Laibach faranno anche di peggio, continuando nel loro inarrestabile processo di de-voluzione fino al punto di scimmiottare nientemeno che Bach (sigh). 

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