Laibach è un collettivo artistico nato nel 1980 a Trbovije (Jugoslavia, dal 1992 Slovenia) dedito al teatro, alla pittura e, quello per cui più ci interessa, anche alla musica.

La loro ragione sociale non è altro che il nome tedesco di Lubiana (ora capitale della Slovenia), tramite il quale intendevano, neppure velatamente, rivendicare le proprie origini alpine e mitteleuropee, cosa che, nella Jugoslavia ancora unita e appena orfana di Tito, ha creato loro non pochi problemi. La loro discografia è piuttosto variegata e non sempre di livello eccelso: colonne sonore per opere teatrali, album di grottesche cover, dance alternativa, metal industriale e musica sinfonica. I loro esordi però sono sconosciuti ai più, e probabilmente offrono anche la parte artisticamente più valida del loro percorso.

La raccolta “Rekapitulacija” raccoglie quanto inciso nel primo lustro di attività (80-84) prima dell’album di debutto per il mercato internazionale ovvero “Nova Akropola” dell’85. L’intento dichiarato di Laibach era quello di ricreare in musica il terrore esercitato dai regimi totalitari per avere il controllo sulle masse, ed il risultato che ne esce è piuttosto originale ed interessante, anche se di difficile fruibilità. Classificati come “industriali”, Laibach in realtà aveva ben poco da spartire con i muri di rumore degli Einsturzende Neubauten o l’elettronica sporca e abrasiva dei Throbbing Gristle, la loro musica era ben più minimale e meno istintiva rispetto a quella dei colleghi ed era costruita spesso su cupi ritmi marziali di batteria elettronica, con i quali intendevano ricreare l’effetto di una parata militare, di un campo di lavoro forzato o degli orrori di una battaglia.

Quasi tutti i brani di questo primo periodo erano esclusivamente strumentali ma, quando presente, una voce stentorea contribuiva a ricreare la voluta atmosfera di terrore, sia essa quella delle declamatorie “Brat Moj” e “Mi Kujemo Bodocnost”, o quella della bellicosa “Cari Amici Soldati”, quasi la caricatura della propaganda mussoliniana. La ristampa rimasterizzata del 2002 presenta come bonus due tracce live: il suggestivo esorcismo di “Vade Retro Satanas” e l’ancor più agghiacciante versione cantata di “Smrt Za Smrt”, con un testo che sembra l’istantanea grandguinoulesca di un campo di stermino o di un’epurazione.

Se nel proseguo della carriera il progetto Laibach è stato spesso sarcastico e goliardico, almeno in questo caso si è rivelato terribilmente serio, riuscendo a reinterpretare in musica le pagine più nere della storia del novecento europeo.

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