Politica, morte, oppressione, violenza, rabbia il tutto inserito in un contesto urbano-apocalittico-industriale, e in seguito traslato in musica. In una parola "Sacrament", per spiegare bene il concetto, ultimo disco degli Agnello Di Dio, anche se preferibile Lamb Of God.
La band americana decide di proseguire il discorso già sviluppato con "Ashes Of The Wake" nel 2004, disco che si differenziava dai primi due per un suono più compatto, dovuto anche ad una produzione decisamente migliore. Le differenze con il predecessore ad un ascolto distratto possono apparire minime, e una di queste, che mi ha dato immenso piacere è stato l'inserimento di un costante approccio solistico nell'arco di tutto il percorso di morte tracciato dai 5 di Richmond (Virginia). Mark Morton non ha nascosto di apprezzare Jeff Loomis (solista alla sei corde dei connazionali Nevermore) e si sente soprattutto nei velocissimi assoli, che sul precedente disco, potevano essere apprezzati solo nella pseudo-strumentale title-track. La ritmica delle chitarre ricorda il passato, ma reminiscenze stile Meshuggah si possono notare soprattutto in brani come l'opener "Walk With Me In Hell" e la conclusiva "Beating On Death's Door". Bellissimo anche l'oscuro pezzo "Blacken The Cursed Sun", e la sparata "Again We Rise". Ottima anche la scelta del singolo, caduta su "Redneck", brano molto diretto e azzeccato per promuovere il disco.
Ritornando a parlare dei componenti della band ripartiamo dal front-man e cantante Randy Blythe tornato ancora una volta a sputare fuoco e fiamme fra Growl e Scream potentissimi, anche se molto più "umano" rispetto al passato dove sembrava davvero essere ritornato dall’inferno. La sezione ritmica merita un discorso a parte, e non sicuramente una semplice menzione. Chris Adler è di una potenza devastante, tanto che di batteristi così potenti in campo estremo è difficile trovarne, diciamo che gente come Bostaph e Lombardo può difficilmente competere, forse Gene Hoglan può considerarsi al livello, insieme al drummer meshugghiano Tomas Haake. John Campbell invece si "limita" a seguire la chitarra, ma quando il livello è questo, almeno che tu non sia Steve Di Giorgio, puoi fare ben poco, e comunque un lavoro più che onesto il bassista lo compie. Alla chitarra ritmica troviamo invece il fratello di Chris, Willie, che ci dimostra la ottima predisposizione tecnica della famiglia Adler verso il Metal.
Se avete voglia di violenza ragionata ed estrema perizia tecnica, il nuovo disco dei Lamb Of God è quello che vi serve. Se il Thrash Metal continua a mantenersi a galla, è grazie proprio a band di questo calibro. I puristi abituati ad un "Fistful Of Metal" degli Anthrax o ad un "Fabolous Disaster" degli Exodus magari dissentiranno, ma chi se ne frega. Proporre un album come i due appena citati, nel 2006 risulterebbe abbastanza anacronistico, quindi non ha importanzase i Lamb Of God sono Metalcore, Post-Thrash o Industrial-Hardcore-Metal, l'importante è che continuino a stare al passo con il tempo, sfornando ottimi dischi. "Ashes Of The Wake" era la sorpresa, "Sacrament" è la conferma.
Voto: 8
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