“I Hope You're Sitting Down (aka Jack's Tulips)” – Lambchop (1994, Merge)
Kurt Wagner è un cantautore della Nashville raccontata da Altman, che certamente va annoverato in qualità di guru del rito collettivo del barbecue, accanto a quei momenti di riflessione intima che occupano le più pacate e calde ore pomeridiane, seduti sul terrazzo rialzato di casa, bevendo e rimirando un piccolo giardino in perfetto ordine. Con tranquillità icastica. Anche quando le cose non vanno bene o, peggio, la vita pare proprio prenderti per i fondelli.
Kurt Wagner guida un manipolo di musicisti, da dieci a quindici elementi (sassofono, tromba, trombone, violoncello, clarinetto, batteria, organo o piano, pedal steel, chitarra acustica votata al modernariato Country e chitarra elettrica votata all’Indie Rock), alla riscoperta, ed al ripensamento, della musica rurale. Fonde una ricca base Country con il Soul ed un Jazz ovattato, con incursioni di Avant-Garde Noise, in maniera del tutto atipica. Non c’è sincretismo, ma una sintesi che può vantar una certa “eccietas”, un qualcosa di sfuggente, ma altresì di corporeo, che li contraddistingue e, anzi, “personalizza”.
Kurt Wagner, poi, è un cantante flemmatico, con una voce bassa e profonda, magnetica. Ti fa fare pace con molte inquietudini. Chi ha presente “Is a Woman” o “Paperback Bible”, interpretazioni prototipiche e struggenti, sa bene cosa intendo. Per qualcuno è la voce di Dio. Senza esagerare, mi atterrei all’idea, piuttosto, di un “maestro di cerimonie”, di un ispiratissimo “preparatore” di costolette d’agnello del Tennessee.
I testi di Wagner, sono surrealisti, ironici, abbarbicati allo slang della Beat Generation, con frequenti cambi di punti di vista. A volte spigolosi ed anche osceni, si immergono nella pacatezza idilliaca del suo canto-parlato, incrementando enormemente la potenzialità sarcastica delle parole, a ritroso del vacillamento dei lunghi e ripetuti arpeggi. In alcuni episodi, poi, la canzone si fa molto dinamica e tesa, soppiantando le usuali melodie fragili, dai colori diafani, in favore di una ritmica spedita, animata, con percussioni in primo piano e chitarrismi masticanti rumorismo Noise. Il canto di Wagner, in questi casi, si fa veloce e dolente, mentre profferisce scioglilingua senza soluzione di continuità (ad es. “So I Hear You're Moving”).
Dunque, “I Hope You're Sitting Down (aka Jack's Tulips)” è l’album di debutto dei Lambchop, datato 1994. La band era nata a Nashville, l’anno prima. È il primo degli attuali quattordici LP prodotti dai nostri, tutti mediamente di pregevole fattura. Forse, manca un capolavoro assoluto, ma il livello qualitativo è sempre alto. Qui, all’esordio, abbiamo “in nuce” tutto il ventaglio creativo dei nostri, con lo stile personale già bene a fuoco. Gli arrangiamenti sono lussureggianti, ma ariosi ed il crooning wagneriano è già una garanzia.
Tra i brani: “Soaky In The Pooper”, capolavoro della prima ora, oramai un classico. Stupenda, solenne, ombrosa, innaturalmente sognante. La canzone valse una certa notorietà a Wagner, perché il tema (difficile) è il suicidio che avviene in una vasca da bagno. Arpeggi dilatati con effetti psichedelici e scampanellii distaccati. “Ascoltate lo stillicidio del rubinetto”, leggete “l’ etichetta sull’asse del wc”, andate al “funerale ebraico”.
“Because You Are The Very Air He Breathes” ricorda i Talk Talk sperimentali di “I Believe in You” (da “Spirit of Eden”), “Under The Same Moon” è un elenco di cose disparate, o contrarie, che avvengono sotto la medesima luce lunare, mentre “Hickey” disegna un’ atmosfera densa, parlando di corrispondenze amorose in albergo.
“Let's Go Bowling” è costruita su istantanee frammentate e confidenziali: albeggia una relazione che funziona a stento. “Non far fotografie delle rovine della nostra vita / che muore senza combattere / stiamo facendo tutto bene / tranne che per il modo di toccarci, abbracciarci, e consolarci. / Andiamo al bowling.” Cameristica, coi soliti begli arpeggi, l’organo a tratteggiare la melodia, il canto bonario, distaccato, dimesso e tuttavia ancora fiducioso.
Insulsa la copertina, con membro canino in evidenza, ma, quello che più disturba il quadro virato seppia, è la faccia da culo del bambino che regge il cane (non ti offendere bambino, presumo tu sia frutto di pura fantasia). Ad essa replicano indolenti fianchi ed inguine femminili, fotografati in bianco e nero, nel libretto interno, a margine delle note al CD. Detto di questa stranezza faceta dell’involucro, resta un album con molta carne al fuoco, che, a differenza dell’altro Wagner, non provoca alcuna inclinazione al totalitarismo o “necessità impellente di invadere la Polonia”. Piuttosto un semplice “meriggiare”. O l’attesa di un barbecue.
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