Ironia tagliente, al limite del nonsense. Postpunk e synth-pop che si incontrano e danno via a venti minuti circa di schiamazzi, creando una miscela che richiama sicuramente gruppi come gli Altro, i Verme, i Cani e perché no anche i Gazebo penguins.  Se non conoscete questi gruppi o i L'amo allora vi consiglio di ascoltarli, ne uscirete sicuramente incuriositi e chissà anche piacevolmente sorpresi.

L'altra parola chiave è "Fallo dischi", giovane etichetta discografica di Napoli, che ha dato i natali ai L'amo ma anche ad altri gruppi della scena napoletana e non, come La via degli astronauti, Kairo, Nasov, Rella the woodcutter, Vacanza e altri. Una realtà in continua evoluzione e che va pienamente incoraggiata.

Ritornando a "Di primavera in primavera", i pezzi che mi sono piaciuti di più sono "E'  il nascere che non ci voleva", "Sembrava facile", "Mario Orsini va in città" e "Dura la vita del superdotato". Ma ecco la tracklist completa:

01. Dura la vita del superdotato

02. Curzio Malaparte

03. Eziologicamente

04. Mario Orsini va in città

05. Quello che

06. Aurelio De Laurentis, musa e maestro

07. Sembrava facile

08. È il nascere che non ci voleva

09. Distratto

10. Le parole sono orpelli del metal  

11. Dale Cooper, sei un feeesso!

12. Sulla svirilizzazione di Quagliarella

 

Consiglio finale uno: vale la pena anche citare "Non è semplice slacciare un reggiseno non soltanto perche non è semplice slacciare un reggiseno", canzone presente nello split con i Tranz e di cui è stato fatto anche il videoclip, anche esso privo di una logica apparente.

Consiglio finale due: sono venti minuti di ascolto facile, ma soprattutto se vi capita andate a vederli live. Esperienza che non vedo l'ora di ripetere.

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