Una performer nata nella seminale culla indie ed ora in via di trasloco nella "sacra" alcova del mondo mainstream di Major e corporazioni musicali. Performer che peraltro non è incline a seguire l'attuale spread elettronico-discotecaro promosso dai disc-jockey più tamarri e dalle più note esponenti di quello che nel gergo web viene denominato "puttan-pop" (evito di citare nomi e artisti/e affini), ma che al contrario intende riportare alla ribalta la semplicità più basica e lineare del pop classico, armonico e strumentale. L'artista in considerazione risponde al nome di Elizabeth Grant, scozzese-yankee, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Lana Del Rey.
Facilmente inseribile nel nuovo contesto soul/blues - facente seguito alla tragicamente deceduta Amy Winehouse - in cui troneggia attualmente la rubizza Adele, e riconducibile al cantautorato d'autore tipico, ad esempio, di celebrità quali Kate Bush, Tori Amos e Sheryl Crown (solamente per rimarcare alcuni nomi illustri), Lana Del Rey, sebbene una novellina nei confronti di rotocalchi e charts, forgia musica da alcuni anni: il primissimo Ep Kill Kill (in cui si firmava Lizzy Grant) è del 2008, mentre l'album di debutto, ancora underground, Lana Del Ray A.K.A. Lizzy Grant, esce due anni dopo. Born To Die rappresenta dunque un mero passaggio (sebbene rigoroso e formale) di status a livello finanziario-contrattuale, piuttosto che un vero e proprio ingresso nella musica.
All'interno dell'album in analisi viene sciorinata la migliore tradizione pop cantautorale femminile d'autore contemporanea, sobria, sincera, leggera, concreta, equilibrata ed efficace, arricchita da strumentazioni originali e non artificiose e dalle tinte fortemente acustiche e orchestrali. Un grazioso gruppetto di brani pop-rock, variabilmente dark e assolati, fatti per recuperare sounds "di un tempo" che ancora adesso permangono indebitamente in una desolante nicchia, in un mercato di quartultimo valore. Born To Die si configura inoltre come perfetto bridge fra la creatività eterogenea e sperimentale dei "bui "angoli indie-underground e la commercialità, sebbene di buona fattura, del pop mainstream, una produzione che non scontenterà gli irriducibili delle fatture indipendenti, ma che neanche deluderà i più "pop-oriented" che vogliono alternative a dancefloor, alcool e lustrini.
L'album si apre con la title-track Born To Die, un interessante incontro fra l'ancestrale solarità degli archi d'inizio e il mood più disteso e appagato, quasi cupo, della prosecuzione, foriero di replica nella successiva Off To The Race, in cui si fa sentire un riff di percussioni alla We Will Rock You. Nell'ottima produzione di Diet Mountain Dew il classico pop-rock accoglie gradevoli sonorità soul-jazz-lounge al piano, espresse all'unisono nell'ultra-sentimentale e iper struggente blues-inspired Million Dollar Man, a detta del sottoscritto la vetta artistica assoluta del disco.
Se Blue Jeans, This Is What Makes Us Girls, Nation Anthem, Dark Paradise e Radio sono altri ottimi esempi di ballads power pop orchestral-strumentali a sapori agrodolci e contrastanti, la virata "triste" di Carmen, nonché l'onirico balletto rilassante del primo estratto Video Games conducono inevitabilmente l'ascoltatore ad un approdo molto più black. Chiudono la tracklist il sentore ambient in Without You, l'enigmatico alternative di Lolita e l'ascesi romantico-sentimentale di Lucky Ones.
Dall'indie al mainstream e dal mainstream all'indie per feedback retroattivo: ecco la formula di Lana del Rey e del suo Born To Die, un dignitoso e decoroso frullato di ballate pop-rock orchestrali, lontane dalla fuffa danzereccia odierna, dimentiche di sballi e balletti, forfettarie di synth e particolarmente vincolate ai suoni della Natura, alla purezza del semplice e del raffinato. Una perfetta occasione per gli appassionati del pop della prima ora, il quale anche in tempi recenti, remoto dall'antico splendore degli anni che furono, può filtrare gustose produzioni e valide personalità.
Lana Del Rey, Born To Die
Born To Die - Off To The Races - Blue Jeans - Video Games - Diet Mountain Dew - National Anthem - Dark Paradise - Radio - Carmen - Million Dollar Man - Summertime Sadness - This Is Makes Us Girls - Without You - Lolita - Lucky Ones.
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