Il nuovo di Lana Del Rey è un disco di assoluto livello. Poco importa se aggiunge poco alla sua discografia in termini di novità, nessuna svolta o significativa "sterzata" insomma. Potremmo dire che si rifugia nella sua comfort zone, ma che comfort zone!
A spiccare è la sua consueta "profondità leggera", il pregevole ed elegante minimalismo degli arrangiamenti sempre funzionale ai pezzi e, non da meno, la sua splendida voce che controlla in modo sontuoso, vedi soprattutto "White Cross", una delle vette del disco. (Chi l'ha detto che bisogna urlare per essere considerate brave?)
Fra le migliori anche "Yosemite", una di quelle canzoni in cui la Del Rey dà dimostrazione che le basta poco per trasformare in oro tutto ciò che tocca. Ritornello memorabile e atmosfera da brividi.
"Breaking Up Slowly" invece è un riuscitissimo duetto con Nikki Lane, fra l'altro coautrice del pezzo, mentre "Dance Till We Die" è un'altra perla indiscussa: melodia sublime e sorprendente parentesi in modalità Fiona Apple.
Il disco si conclude con la cover di un brano di Joni Mitchell ("For Free"), assolutamente perfetta per far calare il sipario.
Prolifica come pochi/e (quest'anno è prevista un'altra sua uscita) e con una carriera decennale alle spalle sorretta da un livello di produzione qualitativamente alto, non c'è alcun dubbio che la Del Rey abbia dimostrato coi fatti di non essere un fenomeno momentaneo, una meteora. E aggiungo che coniugare nel 2021 successo e qualità elevata in ambito musicale non è certo da tutti.
Non ci piove che il suo sia un songwriting di matrice pop, ma che pop ragazzi.
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