Un giovane figlio bastardo dell'America...
Langhorne Slim dalla Pennsylvania di trasferisce nella grande mela dove ottiene una laurea in commercio presso la New York State University, prendendo Brooklyn come residenza fissa. Dopo un paio di ep autoprodotti approda all'etichetta Narnack Record dove trova la possibilità di realizzare un album intero, accompagnato nell'impresa dalla fida sezione ritmica, formata da Malachi DeLorenzo alla batteria e Paul "the War Eagles" DeFiglia al basso.
"When The Sun's Gone Down" è un vero e proprio gioiello folk-punk-country, che disegna perfettamente una delle (migliori) strade possibili che la musica tradizionale americana possa prendere per rinnovarsi rimanendo fedele al solco delle propria tradizione. Ci sono alcune ballate che "tradiscono" queste origini nate intorno al fuoco nelle sere in cui le carovane dei pionieri si accampavano a cerchio e la sera la festa ruotava sulle chitarre ed i banjos annaffiati dall'acqua di fuoco, per cui "Mary" è cantata con una voce struggente o "Drowning", che malinconicamente unisce Woody Guthrie agli Uncle Tupelo con un'amarezza sbilenca, a tratti è commovente. In "Checking Out" si fanno "indie" mentre nella finale "I Love To Dance" scendono ai confini col Messico per partecipare ad un Fandango, con tanto di cori e trombe a creare la miglior festa a cui si possa partecipare in un pueblo abbandonato ai confini del deserto... e fin qui siamo ancora nella normalità. Le cose più spiazzanti del disco iniziano subito con il country-core dell'iniziale "In The Midnight" dove il trio si fa power per esprimere un'urgenza repressa per molti (troppi) anni, nell'esasperazione hyper con cui si (ci) chiedono "And If It's True", nella rabbia del folk-punk tzigano di "Hope And Fullfilment" o in quello più diretto di "I Will" o nella furiosa quadriglia suicida di "Set Em Up".
Credo che questo possa bastare per la curiosità, ma come perla finale cito la splendida ballata "I Aint Proud" dove calde linee disegnate da una morbidissima slide si alternano alle melodie incupite della voce di Langhorne Slim, qui più pacata, ma sempre sbilenca e tagliente.
E con queste premesse, lasciamo pure che il sole tramonti sull'Impero Americano.
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