«Un film deve essere come un sassolino in una scarpa.»
L. Von Trier
Ecco uno dei film più controversi del più discusso registi di questi anni. Lars Von Trier, in questo “Idioti” del 1998, tenta di affrontare un tema delicato e discutibile come l’illusione e la voglia di vivere la Libertà Assoluta scevra dalle regole e le convenzioni del vivere sociale odierno.
Lo fa in maniera politicamente scorretta, provocatoria e volutamente “sporca” assemblando una storia traballante e in odore di anarchia utopica, più vicina allo spirito di un certo liberismo post-sessantottino che a una vera indagine scandagliata e obiettiva sugli aspetti socio/culturali degli effetti di una scelta così “estrema” sulla collettività circoscritta dei protagonisti.
La storia di per sé è poca cosa: una sorta di canovaccio che narra di un gruppo di giovani che, in un piccolo paese della Danimarca, si mettono assieme con l’intenzione di fingersi idioti, ossia di comportarsi in tutto e per tutto come dei veri e propri ritardati mentali sfruttando questo handycapp per divertirsi e “scroccare” cene e favori ai danni della comunità limitrofa.
E’ la storia dell’iniziazione al gruppo della giovane Karen timida e piena di problemi che, pur inizialmente riluttante all’idea, si farà via via coinvolgere sempre più dalla situazione.
Si trasferisce assieme agli altri nella grande villa lasciata in eredità al “capo banda” e vivrà tutti gli aspetti di questa strana comunità di neo-hippy sballati e privi di alcuna morale in una lenta discesa agli inferi del degrado fisico e psicologico.
Il film però ha parecchi momenti discutibili, sia dal punto prettamente “cinematografico” che da quello “contenutistico”, che altalena scene di imbarazzante incertezza a rari momenti di sana lucida follia.
Nato come 2° opera del criticato manifesto Dogma 95 (il primo era lo splendido “Festen” già recensito qui) il film rispecchia con dovizia maniacale le ferree leggi auto-impostesi:
- MAI utilizzare set costruiti o scenari fittizi.
- La cinepresa è COME l’occhio umano: nessun dolly, nessun carrello, niente riprese ad effetto o artifici tipo flashback o salti narrativi.
- Mai utilizzare colonne sonore se non esistenti nell’ambiente reale.
- VIETATI supporti per la macchina da presa, trucchi o filtri.
- RIPRESE rigorosamente a colori, in 35 mm e “buona la prima o al massimo il secondo ciack”.
- MAI usare attori di professione.
- VIETATO la celebrazione o la divinazione dell’Artista/regista/attore.
Questo per combattere e osteggiare la falsità del fare cinema oggi, dove si premiano i film totalmente finti e resi artificiali da convenzioni comunemente adottate che ne hanno sfalsato la verità della rappresentazione: un azione quindi di redenzione e umiltà espressiva, sfrondando orpelli, trucchi e abbellimenti per finalmente documentare brandelli di vita vera.
Questi finti idioti quindi sono la metafora del gruppo Dogma stesso che, alle rigide convenzioni, ostenta una voglia anarchica, adolescenziale e irresponsabile di infrangere le regole del “Sistema”: distruggono i ristoranti che li ospitano spinti da pietismo, scandalizzano i vicini con i loro atteggiamenti insensati e folli, destabilizzano gli assistenti sociali costringendoli alla fuga, provocano rudi motociclisti nei bar, molestano pesantemente fidanzate di altri nei pub, si muovono nudi per le strade, si scatenano in oscene ammucchiate di sesso sfrenato (3 minuti tristemente tagliati nell’edizione italiana mandata in onda su Rai3 a notte fonda).
Gli idioti non danno risposte, non sanno che farsene delle analisi e delle teorie che si insinuano tra noi ignari spettatori, non hanno morale, etica o logica nelle loro azioni spesso gratuitamente fastidiose e, lentamente, quello che era iniziato come uno stupido diversivo, diventerà la loro vera ossessione fino a non distinguere più dove comincia “il gioco” e dove “la realtà” in una sovrapposizione di piani e di livelli ormai indistinguibili.
Gli Idioti è un film tecnicamente imperfetto che sarebbe potuto essere molto più aderente al fine che si era preposto se solo avesse curato meglio certi passaggi, avesse approfondito certi personaggi e corretto certe sbavature spesso fastidiosissime che, se giustificabili nella teoria, lasciano il tempo che trovano nel prodotto finito che spesso sembra tirato via perfino nel montaggio.
Un film a suo modo coraggioso, estremo e di rottura nella vana speranza di ritrovare, all’interno della cinematografia mondiale, una sorta di verginità perduta e l’incanto di sapersi ancora stupire come un bambino (un idiota?) delle cose di un mondo ormai troppo stereotipato e omologato su schemi ormai logori e fin troppo ingessati.
Come dire: l’idea era da 5 stelle, il risultato invece è da 3…
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